Buona Pasqua!

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Auguri!

Ma al solito “sfrutto” le festività non solo per augurarvi, di cuore, ogni bene; è anche l’occasione per alcune considerazioni.

Inizio dalla nuova impostazione del blog e mi riferisco all’impulso dato ai video. Oibò, proprio tanto nuova ormai non è, siamo al terzo anno dacché ho scelto di esplorare un linguaggio gradito a molti, non amato da alcuni, alieno per me.

Io preferisco scrivere, lo sapete.

Però, soprattutto per gli articoli da Officina, il formato video ha indubbi vantaggi. Vantaggi per chi li segue, per me no, anzi.

Tra la mia incapacità come regista, la mia ignoranza dei software e delle impostazioni necessarie, ogni video porta via una quantità di tempo spropositata. Già, proprio la risorsa di cui sono sempre a corto.

Ugualmente però ho deciso di proseguire e migliorare (peggiorare sarebbe difficile), dotandomi di idonea attrezzatura per le riprese in esterno, in movimento. Vero che le action cam non sono certo una novità. Per me si, soprattutto quella con riprese a 360 gradi.

Che ha un vantaggio: la piazzo e vado. Che ha uno svantaggio: dopo devo perderci una giornata al pc per ricavarne qualcosa.

Imparerò, spero.

Però ci tengo a ribadire che il maggior uso di questo, per me nuovo, linguaggio non intende andare a discapito dell’approfondimento.

Certo, mi sono reso conto di essermi aperto a un pubblico diverso, più frettoloso diciamo così, ma fa nulla. 

Io non ho mai inseguito i click, non ho mai aspirato alla qualifica di influencer, figurarsi se intendo trasformarmi in uno youtuber, così come ormai universalmente intesi.

Quindi non aspettatevi sigle ammiccanti, copertine urlate, titoli acchiappa click.

E abituatevi al fatto che parlo a braccio, senza scaletta. Questo, lo so, allunga i tempi ma lo sapete che la durata, anzi la brevità, non è mio vizio.

Ma allora, vi starete chiedendo, visto che questa cosa dei video proprio non ti aggrada, perché lo fai?

Esattamente per lo stesso motivo per cui diedi vita al blog: essere utile ai ciclisti.

Se per riuscirci devo, come diciamo a Napoli, darmi un pizzico sulla panza e andare avanti, lo faccio.

Come non cerco facili click non ho mai cercato nemmeno medaglie o attestati. Magari gratitudine, perché aiuta ad andare avanti sapere di essere stato di reale aiuto, ma pure questa non è obbligatoria.

Anzi, posso dire che col mestiere che faccio, sono abituato all’ingratitudine. Non parlo di voi, ovvio, anzi mi ritengo fortunato ad avervi come pubblico: mi riferisco agli “haters”, che purtroppo non mancano.

Mia moglie non concorda, quando mi vede alle prese con perfetti sconosciuti, sacrificando tempo che giustamente mi rimprovera potrei usare meglio, un “chi te lo fa fare?” le esce.

Però è mia moglie, non siamo uguali ma abbiamo molto in comune. Anche lei avvocato, in altra branca del diritto, proprio l’altro giorno ha chiuso una pratica in modo assai favorevole per un cliente-amico, rinunciando a una più che consistente fetta del suo onorario pur di raggiungere un accordo con la controparte che fosse il più vantaggioso possibile per il cliente, dirottando tutto sul suo risarcimento. Ha perso tempo e molti soldi, non ha ricevuto nemmeno un grazie. Ha persino avuto buca a un appuntamento senza essere avvisata. Ma ho avuto il buon senso di non dire “chi te lo ha fatto fare”; anzi, ho avuto il buon senso di tacere e basta, che poi è il segreto per una serena vita matrimoniale.

Siamo (pure io) ragionevolmente certi che il cliente-amico sia convinto di aver subito un torto, o peggio. Del resto se di natura sei complottista, poco da fare, non riesci proprio a immaginare che ci siano persone che non complottano un accidente. Non che la consorte pretendesse la consueta e graditissima scatola di cioccolatini (che divoro io…) ma un grazie ci sarebbe stato.

Ma fa nulla, non puoi fare bene quello che facciamo se non puoi sopportare l’ingratitudine.

E se vuoi farlo bene, devi agire a tutela del tuo cliente anche se lui non lo comprende.

Come coi ciclisti: spesso devi trovare la risposta giusta anche se a lui sembra il contrario. 

Devi avere sempre l’onestà di dire la verità, non quello che lui vorrebbe sentirsi dire. E se significa diventare impopolare, va bene lo stesso: mai svendersi per un pugno di click.

Voi che seguite il blog sapete che mai faccio mancare una risposta alle vostre richieste.

All’inizio pure sul canale video, ora mi trovo a saltare a piè pari parecchi interventi. Ho capito che non vale la pena discutere.

Prima ci restavo male, mi chiedevo dove stessi sbagliando. Poi ho compreso che non ero io.

Quindi tiro dritto per la mia strada. 

Che può piacere o meno ma visto che, come vi ho detto, non cerco click o follower, solo fare bene quello che faccio, posso permettermi l’arroganza di decidere io come usare il mio tempo.

Quindi tranquilli, non troverete mai articoli inutili su come dimagrire in bici o fare meno fatica pedalando o son meglio i dischi o i freni a cerchio e altre amenità simili.

Vi sto annoiando? Ok, scusate.

Passo velocemente ad altro, ossia cosa c’è in arrivo.

Dopo la lunga stagione dedicata alla trasmissione GRX 2x12v Di2, analizzata in ogni aspetto, il gravel continua a farla da padrone.

Ci saranno gomme e caschi, ma anche accessori, come borse e inserti per i copertoni.

Continuo con le luci radar e le minipompe elettriche.

Ho deciso di esplorare il settore delle camere d’aria in TPU del far east.

Tenterò l’esperimento di usare una bici gravel in assetto puramente stradale (gomme e soprattutto ruote) per capire se ha senso. O è meglio avere due bici. O tre. O quattro. O cin…ehm, tesoro, dicevo per dire…

E, spero, tornerò a “parlare di più”, a riprendere quel tono colloquiale, meno tecnico forse, ma da ciclista a ciclista. Da appassionato ad appassionato. 

Perché poi alla fine io questo sono: un semplice ciclista appassionato. Che ha ripreso la voglia di pedalare per il solo gusto di stare in bici, senza ansia da test a tutti i costi.

Quindi soprattutto con l’estate ci sarà un parziale rallentamento, come facevo una volta. Ma vi terrò compagnia e spero non vi suoni minaccia. 

Auguri e buone pedalate

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