E-tube e Shimano Synchronized Shift

Considerazioni finali
Considerazioni finali
Non ho titolato “conclusioni” questo ultimo paragrafo, discostandomi dalla tradizionale impaginazione. Perché quelle me le riservo per il test su strada che a breve leggerete.
Qui preferisco mantenermi su considerazioni pratiche e, perdonate la supponenza, filosofiche.
Inutile girarci intorno; sul Di2 c’è tanto pregiudizio.
Da un lato chi lo osanna come soluzione definitiva, sfigati quelli che non lo usano.
Dall’altro chi lo ritiene inutile orpello per fanatici, sfigati quelli che lo usano.
Io avrò tanti difetti ma il pregiudizio, in qualunque suo ambito, lo combatto. Sempre.
Potrei pilatescamente cavarmela, scrivendo che va bene a chi ne sa fare buon uso.
Ma tra i miei difetti se manca il pregiudizio non manca la volontà di dire la mia.
Il Di2, che abbiamo visto non è semplicemente un motorino elettrico che muove cambio e deragliatore, è una delle migliori invenzioni degli ultimi anni.
Si certo, come deraglia preciso un gruppo elettroassisitito non c’è meccanico lo eguagli. Ma con perizia nelle regolazioni del meccanico ci si può avvicinare parecchio, abbastanza da quasi non notare la differenza.
Però non è qui il punto, non è per questo che lo ritengo una delle migliori innovazioni per il nostro mondo a pedali; che, chiarisco ancora una volta, non significa riconoscere che senza Di2 non ti godi la bici, ti serve per forza.
No, la differenza tra meccanico ed elettrico la fa il software di gestione; per questo ho voluto dedicargli questo articolo a se stante. Di come si comporta pedalando lo leggeremo nel test su strada. Che sarà sviluppato anche con differenti rapportature, per essere quanto mai completo.
Qui preferisco concentrarmi su altri aspetti, partendo proprio dal software, nel senso di installazione e fruibilità.
La versione per pc (io l’ho testato con Windows 8.1 e 10 e Android sia per smartphone che tablet; nulla della mela) è facile, intuitiva, affidabile. Almeno nella versione che ho usato io, l’ultima disponibile sul sito dopo che quella rilasciata qualche settimana fa (al momento in cui scrivo) ha evidenziato problemi.
La versione per smartphone è ugualmente fruibile, ma qui subentra anche il modello di device e pare che su alcuni abbia creato difficoltà.
La versione per tablet forse è la migliore, grazie alla presenza della verifica errori; anche se io ho preferito eseguire tutte le configurazioni da pc perché con tablet e smartphone non vado d’accordo, soprattutto con i touchscreen. Sono vecchietto, preferisco mouse e tastiera.
Semplifichiamo. Possiamo considerare pc, tablet e smartphone il primo impatto con il Di2, riservato al ciclista. Con uno qualunque di questi device hai la possibilità di gestire ogni funzione e personalizzare tutto ciò che è modificabile; in più da tablet hai una scrematura per capire cosa non funziona.
Utilizzando il collegamento tramite il dispositivo SM-PCE1 (e mentre lavoravo a questi articoli è arrivato quello successivo E2) hai in più la diagnostica errori.
Serve a noi, ciclisti amanti del fai da te, la diagnostica errori, diversa dalla verifica errori prevista per i tablet? No, secondo me no.
La centralina SM-PCE2 non è un attrezzo meccanico, chessò, una chiave dinamometrica che magari usi spesso. Grazie alla batteria ultima versione basta il caricabatteria per collegarsi con il pc, il D-Fly con il BT, fai tutto quello che devi.
Scoprire perché non funziona, oltre un semplice cavetto staccato e non serve lo SM-PCE1 per scoprirlo, diventa inutile, tanto poi è roba elettronica, spesso si cambia. E alcuni elementi richiedono perizia ed esperienza per essere sostituiti. Quindi meglio risparmiare l’acquisto, rivolgersi a un centro Shimano specializzato che eseguirà la diagnostica per noi. E se è una semplice Junction che è saltata, la cambiamo noi; se c’è da smontare comandi o cambio e deragliatore ci affidiamo a chi ne sa più di noi.
Altro consiglio; usando il BT è sempre meglio impostare la funzione aereo, così eventuali chiamate o messaggi non disturberanno la connessione.
L’unica cosa che ho trovato seccante è che durante le configurazioni non puoi “toccare con mano” le modifiche che stai apportando.
Perché i pulsanti cambio sono disabilitati, quindi stai lì a smanettare col pc, devi chiudere l’applicazione o il programma, provare la bici sul cavalletto e se non ti piace rientrare nel software e rifare la trafila.
Io di queste cose ne capisco ancor meno che di bici, quindi figuriamoci; però mi chiedo perché questa scelta?
Suppongo ragioni tecniche, che ignoro. Insormontabili? Ignoro pure questo. Quindi qui mi limito ad auspicare che prima o poi una soluzione si trovi, sarebbe un bel risparmio di tempo.
Per il resto ogni configurazione è semplicissima, la procedura è guidata passo passo e se ci riesco io che precetto mia figlia per memorizzare i numeri in rubrica ché ancora non ho capito come si fa, beh, vuol dire che è alla portata di chiunque.
A proposito di configurazioni, altro consiglio ancora, pratico.
Se in caso sfortunato di scivolata rompiamo un comando, ricordiamo che abbiamo il “pulsante nascosto”, quello sotto il copricomando.
Possiamo, grazie a smatphone e BT, assegnare a lui una funzione di cambiata, e tornare a casa con facilità.
Il Bluetooth mi ha dato qualche difficoltà, in fase di accoppiamento. Tra smartphone e D-fly, non fraintendiamo.
Pare perché il mio telefono non sia dei più adatti a gestire connessioni BT (infatti ho spesso problemi con periferiche varie); comoda scusa per rubare il telefono a mia figlia, con il suo nessun problema riscontrato. Nemmeno di giovanotti interessati alla figliola, e questo è un bene.
Fin qui quanto rilevato sul software in generale.
Adesso le due funzioni regine, partendo dalla Semi Synchronized Shift.
Che io ritengo adatta a tutti. Perché a tutti noi infastidisce il salto nel cambio di corona, sedici denti son tanti e quasi a ogni deragliata scendiamo/saliamo di almeno uno o due pignoni per non trovarci a girare a vuoto; o piantarci.
E confesso che è stata proprio questa tecnologia a farmi propendere all’inizio per chiedere il GRX in versione Di2; che sappiamo ha salto di 17T. Poi ho preferito il meccanico 2x10V
Proseguiamo.
Penso al tratto in piano, siamo di buon passo, la strada inizia a salire dolce e noi manteniamo il rapporto sfruttando la velocità.
Ma la pendenza cresce, non troppo; abbastanza però da indurci a salire di un pignone. La velocità scende, sembrava più facile ‘stà salita, accidenti. Vabbè, vado giù di corona e zakkete, praticamente i primi metri pedalo a vuoto.
Che oltre ad essere un fastidio è spreco di energia; e in più la velocità cala bruscamente, riprendere il ritmo è ulteriore accesso alle (poche) riserve.
Poi certo, magari conosciamo quel tratto perché parte dei nostri circuiti di allenamento, abbiamo imparato e sappiamo che al momento di scendere di corona sarà bene scendere anche quei due pignoni.
Prestando cura a tenere alta cadenza per favorire l’azione meccanica, altrimenti è solo un gran grattare.
Oppure abbiamo un Di2, in modalità Semi Synchronized Shift e smettiamo di pensarci.
Noi scendiamo di corona, lui provvede a posizionare la catena anche uno, due, tre pignoni più in basso e abbiamo risolto.
Lo stesso vale per l’azione inversa, quando dalla corona piccina passiamo a quella grande e vogliamo evitare la “botta” che ci farebbe piantare.
Per questo trovo la tecnologia Semi Synchronized Shift adatta a tutti, non qualcosa riservato solo ad atleti o ciclisti particolarmente forti. Che ne possono trarre giovamento, certo.
Però è adatta proprio a noi semplici pedalatori, magari con velleità sportive che si risolvono in quello scatto e nella successiva sosta per riprendersi, lontano da occhi indiscreti…
E’ un aiuto a conservare cadenza, a pedalare fluidi, senza dovercene preoccupare.
Scegliere le regolazioni è semplice tecnicamente, abbiamo visto che il software E-tube è assai intuitivo da usare.
Decidere quale combinazione impostare, se cioè far scendere nessuno, uno, due o tre pignoni (possibilità che dipendono dalla rapportatura in uso sulla bici) ogni volta che passiamo sulla corona inferiore così come eseguire l’operazione inversa, ossia la scelta di quanti pignoni saltare passando sulla corona maggiore, richiede qualche uscita di prova.
Se, come sovente accade, i percorsi sono i soliti e conosciuti, basta inforcare la bici un paio di volte e subito si hanno le idee chiare.
E se per strada sorge il dubbio, basta avere il modulo D-Fly installato, la app sul proprio smartphone e possiamo modificare al momento, lanciandoci subito a provare l’efficacia della nuova impostazione.
Io suggerisco anche di eseguire una prima sfoltita a casa, basta un semplice programma che calcola lo sviluppo metrico come ce ne sono tanti e farsi un quadro delle differenze.
Cambia però anche lo stile di guida, soprattutto per i percorsi di allenamento, quelli sempre uguali per capirci e dove sappiamo esattamente quando cambiare e perché. Se siamo abituati (io si…) a tirare un poco in più il rapporto duro prima di passare a qualcosa di più agile per sfruttare la velocità, usando la funzione Semi Synchronized Shift è meglio anticipare la deragliata. Altrimenti al momento del cambio corona, con sincronico cambio di pignone/i, ci troviamo ancora troppo duri.
Diverso il discorso per la tecnologia Synchronized Shift.
Semplice da settare via software, più complessa da calibrare su strada.
I punti di cambiata sono sostanzialmente due, uno mentre impegniamo la corona maggiore e finiamo su quel tale pignone, uno mentre impegniamo la corona minore e finiamo su quell’altro pignone.
Decidere questi due punti di intervento, al netto delle limitazioni tecniche, non è facile.
Possiamo bellamente non dare alcun peso alla cosa, lasciare le preimpostazioni di fabbrica, usare la tecnologia Synchronized Shift giusto come supporto alla nostra sbadataggine nell’incrociare troppo e male la catena.
E sarebbe uno spreco; sia perché impegnando la corona minore il Di2 sugli ultimi due pignoni non scende a prescindere, Synchronized Shift che ci sia o meno.
E sia perché ci precludiamo l’uso della Semi Synchronized Shift, visto che o impostiamo l’una o l’altra; mica stiamo a fermarci ogni due e tre per passare da una modalità all’altra; almeno se abbiamo la Junction sotto l’attacco manubrio. Quella a manubrio o a telaio (a seconda se predisposto o no) effettivamente apre facilmente a questa possibilità. Armeggiare invece col pulsante sotto lo stem mentre si pedale distrae, io sconsiglio.
Ma soprattutto la cambiata Synchronized Shift è tecnologia raffinata e precisissima e usandola nel suo miglior ambito può fare la differenza.
La differenza sul filo dei secondi…
Già, e questo vi fa intuire che la trovo perfetta in gara.
Penso alle crono, alle gare in linea, al triathlon.
Dove ogni cambiata può essere quella frazione di secondo persa, dove un errore si paga con gli interessi, dove la progressione vale spesso più della velocità assoluta.
Ecco allora che conoscendo se stessi, la bici e soprattutto il percorso, puoi impostare la cambiata per avere quel qualcosa in più in quel punto preciso, dove di solito perdi e stavolta guadagni.
E’ questo il suo pregio e, se vogliamo, il suo limite. Devi saperla settare bene la cambiata con il Synchronized Shift, altrimenti ne perdi i benefici. Anzi, potresti addirittura peggiorare la prestazione.
Mi avvio alla chiusura tentando una risposta all’ultima domanda, quella che in tanti si saranno posti leggendo queste note: mi serve questa roba?
In bici servono testa, gambe e cuore. Punto.
Poi star lì a disquisire di quanto era bello quando avevano massimo 5 rapporti è tempo perso. Sia perché quando arrivarono le ruote libere a sei velocità tutti a dire che erano inutili, salvo montarle il mese dopo; e sia perché il concetto di utilità non riesco ad associarlo alla bici.
Che non è un elettrodomestico, non deve fare il suo dovere e buonanotte.
La bici è passione; si d’accordo, se gareggi puoi trarre utilità dal Di2 e dalle sue personalizzazioni, anche se poi o hai le gambe o vai da nessuna parte. Mica un Di2 pedala da solo…
Se non gareggi hai comunque vantaggi usando un Di2, sotto forma di cambiata fluida, pedalata senza intoppi e così via.
O più semplicemente ti piace avere il tuo giocattolo, sei felice così, torni a casa col sorriso.
Succede a chi pedala sulla gloriosa in acciaio, cinque pignoni, corone enormi e manettini al telaio; succede a chi salta in sella alla specialissima in carbonio, leggera da doverla legare al palo se c’è vento e connessa con l’universo mondo che la piega sembra il cockpit di una astronave.
Non è mio compito schierarmi, a meno di palesi difetti. Io provo a informarvi, cercando di tralasciare nulla.
Perché Di2 o meno, l’importante è tornare a casa col sorriso, quale che sia la vostra scelta.
Buone pedalate.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Sergio, come sempre ottimo articolo e di grande utilità. Un suggerimento che mi sento di dare nel caso si usasse il telefono per regolare il cambio, è quello di attivare la “geolocalizzazione” ovvero il Gps. Se non vado errato da qualche parte del manuale E-Tube è scritto (e mi scuso se eventualmente tu lo abbia scritto ed io non letto). Più volte ho sbattuto la testa nel cercare di accoppiare telefono e cambio e, l’attivazione del Gps è stata fondamentale. Puoi eventualmente confermare o meno tale affermazione? Grazie mille e continua cosi.
Ciao Matteo, no, la geolocalizzazione non l’ho indicata…
A volte per far capire al mio smartphone che c’era un Di2 ad attendere la connessione ho dato un breve click alla Junction A.
Ma al di là dei vari accorgimenti, sembra che sia più che altro una questione di modello smartphone/versione BT e questo ha reso impossibile avere un quadro completo, ognuno fa storia a se.
Comunque ben venga questa ulteriore tua precisazione, ogni informazione è preziosa e ti ringrazio.
Fabio
Mamma mia che “articolone” con tantissime info e illustrazioni: ti sei veramente sobbarcato un lungo e complesso lavoro e ci offri qualcosa di “predigerito” per farci capire tutte le possibilità e implicazioni di questo bellissimo sistema. Grazie!!
Ciao Adriano, ti ringrazio.
Unico mio rammarico è che tutta la sequenza su questo gruppo, dalla presentazione al montaggio per finire coi test, si sta dilungando nei tempi di pubblicazione ben oltre quanto pianificato.
E ignoro quando potrò mettere online le prove su strade, concluse da tempo ma prive di immagini a corredo perché (per motivi personali) sono impossibilitato a partire per la solita trasferta su 2/3gg che dedico a tutte le foto dei tanti test svolti.
Comunque avremo ancora da leggere, la settimana prossima presenterò telaio Trek Checkpoint ALR e poi gruppo GRX; seguirà montaggio.
Come test dubito vedremo qualcosa prima della seconda metà di gennaio ed è un peccato, c’è tanta bella roba. Ma nella vita hai delle priorità e seppure io sia affezionato a questo blog, c’è altro che viene prima.
Fabio