[News] Distrutta dal fuoco l’auto dell’ingegnere anti-velox

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La scorsa settimana a Rosà (Vicenza), più precisamente nella notte tra venerdì e sabato, la Mercedes di Antonio Menegon, il consulente incaricato dalla Procura di Cosenza che con le sue perizie ha fatto spegnere autovelox irregolari in diverse regioni italiane, è stata presa di mira da alcuni malviventi.

In piena notte, dopo aver rotto uno dei finestrini della vettura, uno o più persone hanno appiccato il fuoco all’interno del veicolo, che poi andato in buona parte distrutto.

Non sembrano esserci dubbi sulla natura dolosa dell’incendio, si prospetta l’ipotesi un vero e proprio gesto intimidatorio.

Quanto accaduto è stato già denunciato da Menegon ai carabinieri della compagnia di Bassano che hanno posto sotto sequestro il veicolo e che ora stanno indagando sulle possibili ragioni del gesto.

Ragioni che, a giudizio della vittima, sarebbero riconducibili esclusivamente alla sua attività professionale. Per Menegon, infatti, al centro della vicenda ci sarebbe proprio la sua perizia anti velox, svolta quale consulente della Procura di Cosenza, che ha portato al recente sequestro di numerosi apparecchi di rilevazione della velocità stradale in Italia.

Questa la sintetica cronaca.

E poi ci sono alcune mie considerazioni.

Da sempre attento alla sicurezza stradale, mie le prime inchieste pubblicate sulla stampa che mostravano le conseguenze sociali ed economiche dell’incidentalità, con tanto di calcolo sull’incidenza sul PIL, sostengo dal primo momento che a nulla serve ogni nuova norma, sanzione, proclama se alla base manca la possibilità di farle rispettare: ossia i controlli.

Controlli che su strada è praticamente impossibile affidare solo al personale di polizia, troppo ridotti gli organici, troppo elevati i costi.

Serve ricorrere alla tecnologia, che siano i Velox o i Tutor o qualunque altra innovazione permetta un efficace verifica dei comportamenti scorretti.

Serve che questa tecnologia sia chiaramente regolamentata, secondo parametri stabiliti dalla legge: altrimenti diventa arbitrio.

Quel fine giustifica i mezzi, mai pronunciato né codificato da Machiavelli ma sempre citato a sproposito, non è ammissibile.

Quindi bene ha fatto l’ingegner Menegon se, come sembra abbia fatto ma non ho letto la sua consulenza, ha rilevato la non rispondenza alla legge dei dispostivi via via messi sotto sequestro dalla magistratura (unica deputata a farlo) che evidentemente ha trovato non del tutto peregrine le risultanze delle perizie..

Eppure.

Eppure non è mancato chi sulla stampa generalista e ancor più in quella del nostro settore, ha tentato improbabili raffronti con quel delinquente di fleximan e poi, con artifizio retorico, pur dichiarandosi contro ogni forma di violenza e intimidazione, ha bollato l’ingegnere come colui che ha usato “stucchevoli cavilli normativi senza curarsi delle conseguenze”.

Dimostrando ipocrisia, che sempre discende dall’ignoranza. Perché bollandolo così, di fatto lo rendi bersaglio; colpevole.

I cavilli normativi non esistono, non siamo l’Impero Bizantino: esistono le leggi, ossia le regole, e queste vanno rispettate. Se ingiuste o malfatte si cambiano, finché in vigore si rispettano.

Ve lo ripeto, perché questo è il mio mestiere: i cavilli non esistono.

Vi faccio un esempio banale: se giochiamo a scopa e mi prendo il sette di denari con l’asso di bastoni, sto violando una regola. La mia vittoria è fasulla, a danno di chi le regole le rispetta.

Ecco quello che succede coi velox non in regola, se lo sono: quelle multe sono ingiuste perché inflitte (non comminate, che significa altro e spero prima o poi qualche giornalista apra il dizionario e lo scopra) violando la legge.

Quindi cari colleghi della stampa, ammesso siate iscritti all’Albo professionale, smettiamola con questa storia dei cavilli, di ergervi a unici portatori di verità, di montare casi mediatici quando violate voi le norme e poi vi atteggiate a vittime, come fatto di recente.

Prima di scrivere, studiate.

Per chi vuole, c’è anche il video.

Buone pedalate

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