Noene Ergopro AC+

Come è fatta

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Come è fatta.

Confezione classica di casa Noene, con le principali indicazioni di utilizzo in bella vista.

Ho scritto in apertura che anche senza essere esperti appare chiaro da subito che queste solette paiono adatte alla camminata o alla corsa; perché la loro forma non è quella piatta e liscia vista per le altre solette Noene recensite fin qui sul blog. Una struttura complessa, lo spessore superiore, le zone sagomate per accogliere il piede, tutto contribuisce a questa prima, iniziale impressione.

Scendiamo in dettaglio: la forma ricorda quella di un plantare più che di una soletta e forse sto sbagliando io a non chiamarlo, appunto, plantare.

 

L’incavo per il tallone è ben pronunciato.

Cambiando prospettiva si apprezzano meglio la sua profondità e come la forma sia studiata per tenerlo fermo, protetto da slittamenti e rotazioni.

Spostandoci verso la punta in zona mediana troviamo le scritte che ci ricordano la presenza dell’arco stabilizzatore e la presenza dell’elastomero Noene.

Tutta la parte superiore è rivestita in tessuto Techno Fabric; un tessuto traspirante e antibatterico.

Ma è una volta girata che possiamo capire come è fatta questa Ergopro AC+.

Tre diversi materiali concorrono a formare la parte di appoggio: una schiuma in squillante giallo con effetto memoria nella quale sono affogati i due inserti (neri) dell’elastomero Shock Absorbing e un arco (azzurro) in flessibile carbonio che aiuta la postura.

Il ricorso all’elastomero come si vede è piuttosto limitato, con una piccola goccia in corrispondenza del tallone e una più ampia foglia in punta.

In corrispondenza della zona metatarsale è prevista una zona che distribuisce la pressione nella parte centrale del piede a ogni passo. Lo leggeremo in dettaglio più avanti, qui vi anticipo solo che è stato l’aspetto più difficile da decifrare pedalando, perché agisce in pratica nella zona delle tacchette, usando pedali con aggancio, e comunque nella zona del piede con cui esercitiamo pressione sui pedali anche se sono pedali flat.

Approfitto della soletta capovolta per tornare un momento sulla conformazione della zona del tallone, che da questa visuale mostra tutto il suo sviluppo.

Non nascondo che al primo utilizzo mi ha lasciato perplesso, temevo che nel corso dell’uscita mi avrebbe infastidito tanto spessore; alla prova dei fatti invece ho rilevato un notevole comfort, nessuna costrizione e una posizione precisa e stabile del tallone.

Per finire la zona di sostegno dell’arco planare, ben estesa e avvolgente.

Messe nelle scarpe da running sono state eccellenti: messe nelle scarpe da ciclismo potete immaginare quanto sia stato difficile capire come tutte queste parti lavorassero tra loro, con la scarpa agganciata a un pedale e quindi in una posizione fisse; per questo ho ampliato anche a scarpe “civili” con pedali flat.

Quindi in sella a pedalare…

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