Officina, gli errori da evitare

In conclusione

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In conclusione

Curare la nostra bici deve essere un divertimento, uno svago, un piacere.

Mai scorciatoia per risparmiare e basta, spesso ammortizzare il costo degli attrezzi è impossibile per un meccanico amatoriale. Pensiamo al costo di una pressa movimento o calotte serie sterzo. E raffrontiamo con quante volte nella vita faremo quell’operazione e quanto invece ci costa l’una tantum in officina. 

Al tempo stesso curare la nostra bici non deve diventare un’ossessione, ore e ore a smontare e rimontare inutilmente.

Anche perché se tutto funziona, meno lo tocchiamo meglio è.

Non esistono trucchi o scorciatoie nella corretta ordinaria manutenzione, l’unica regola universale è che va eseguita poco e spesso.

Una verifica ai serraggi, olio alla trasmissione, pulizia generale, verifica della tensione cavetti, alla fine si tratta di pochi minuti se non secondi e tutto sarà sempre in piena efficienza. 

Se lasciamo una catena sporca per mesi senza mai oliarla, allora si, servirà un intervento lungo e radicale. 

Ma se abbiamo cura a tenerla pulita e lubrificata, ci accompagnerà per moltissimi chilometri senza lamentarsi.

Però non trasformiamo lo “spesso” in “quotidiano”.

Il discorso degli intervalli di ordinaria manutenzione è complesso, entrano in gioco troppe variabili e stabilire con certezza ogni quanti giorni o settimane eseguire una data operazione non è possibile.

Una settimana di uscite con la pioggia o in fuoristrada non è la settimana di uscite col bel tempo su strada, men che meno la settimana di vasche sulla ciclabile del lungomare.

Col tempo ognuno capirà da solo quando la propria bici richiede cure e potrà creare il proprio calendario dei lavori.

La manutenzione può diventare una buona abitudine, un bel modo per rilassarsi se affrontata col giusto spirito, e al contempo permetterci di pedalare in sicurezza.

Non deve essere una sfida, una competizione. Non bisogna aver timore di non riuscire o, peggio, di essere derisi.

Nessuno nasce con tutta la conoscenza, servono voglia di imparare e curiosità. 

Non è umiliante chiedere consiglio, anzi: solo le persone intelligenti sanno di non poter conoscere tutto e si rivolgono a chi è più esperto. Realmente esperto, non i tanti che affollano i gruppi social e intervengono solo per dirne una, senza aver mai realmente svolto quel lavoro.

Spesso leggo in risposta a chi ha difficoltà a svitare una calotta movimento centrale di mettere il telaio in morsa e scaldare la zona con phon da carrozzeria.

E mi chiedo quanti di loro l’abbiano realmente fatto. Credo nessuno.

Perché altrimenti saprebbero che mettere un telaio in morsa è una operazione che richiede non solo esperienza, ma una morsa fatta in un certo modo, ancorata a un banco da lavoro pesante e ben saldo, che il phon da carrozziere costa molto e bisogna saperlo orientare e così via.

Mettere un telaio in morsa richiede tanti accorgimenti: volete farmi credere che il ciclista che non sa nemmeno che estrattore usare o quale sia il verso per svitare la calotta abbia al tempo stesso morsa, banco, phon e sappia usare il tutto? Suvvia…

Non siate mai timorosi di far domande, alcuni quasi si vergognano temendo la derisione dei sedicenti esperti. Chi vi deride ne sa molto meno di voi, inutile ascoltarlo.

No, chi realmente ha esperienza e conoscenza proprio per questo sa quanta fatica, quanto impegno son serviti ad acquisirla. 

E credetemi: sa anche perfettamente tutti gli errori che lui ha commesso, provando a imparare.

Come sa perfettamente che in agguato c’è sempre un errore che colpisce proprio chi ha esperienza: l’eccesso di sicurezza.

L’aver svolto quell’operazione migliaia di volte, tanto che ormai può farla a occhi chiusi, è il tranello in cui prima o poi cadrà.

Occhi sempre aperti, mai dare nulla per scontato e nel dubbio, ripassare le istruzioni.

Perché, ricordate, che pure chi si mette in cattedra a fare il professorino i suoi errori li fa. L’unica differenza è che non ve li racconta…

Buone pedalate


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COMMENTS

  • <cite class="fn">Stefano</cite>

    Ottimo. A me fare manutenzione e riparare la bici ha fatto un altro effetto, ovvero scoprire la complessità di piccole cose che prima ignoravo. Smontare e rimontare i mozzi della bici di mia madre, mi ha fatto scoprire quel gioco di piccole sfere che scorrono nelle piste e tenute in sede dai coni, e adesso sono più consapevole del miracolo che compie quella parte della bicicletta: ogni volta che andiamo in una buca, ogni volta che l’asfalto è “sgarrupato”, ogni volta che un ragazzo solleva la ruota anteriore per fare una “levata” e poi ci ricade sopra pesantemente, i mozzi sono sottoposti a forze enormi e vi si scarica tutto il nostro peso, ed è incredibile quanti giri e quanti km possano fare senza mai dare problemi.
    Stessa cosa per la ruota libera: sapere che tutta la forza che imprimiamo sul pedale, magari salendoci con il nostro peso, e poi questa forza trasmessa dalla catena alla ruota libera alla fine è scaricata su una piccola tacchetta di metallo che c’è dentro la ruota libera, guidata da una molla minuscola, e fa sì che la ruota giri a vuoto in una direzione ma non nell’altra… non so, guardatevi un video di come è fatta internamente una ruota libera, e poi sarà impossibile non pensarci mentre state pedalando 🙂

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