Rapporti personali

Tranquilli, non ho trasformato il blog in un sito per anime sole o intendo parlarvi dei fatti miei.
I rapporti, ovvio, sono quelli della trasmissione di una bici; personali perché non esiste la gamma rapporti universale, solo quella più adatta a noi. In quel momento.
Già, in quel momento, perché quello che ci appare troppo duro oggi sarà troppo agile domani; e viceversa, succede.
Dobbiamo tener conto che nel progettare una trasmissione e la conseguente scelta di combinazioni tra corone e pignoni, ogni azienda svolge decine di migliaia di chilometri di test. Per verificare la funzionalità ma anche per provare sul campo quanti ciclisti riuscirà a non scontentare.
Perché lo scopo non è accontentare tutti, impossibile da raggiungere: è accontentarne il più possibile.
Per questo si tende a offrire ampia scelta, nel numero di pignoni ma soprattutto nelle scale pignoni e nelle dentature delle corone, qui più con le monocorona che le doppie.
Sta poi al ciclista valutare cosa faccia al caso suo.
E qui arriva il problema, perché spesso la scelta è sbagliata. Vuoi per seguire la moda, vuoi perché quella bici che ci piace tanto l’abbiamo trovata scontata ma quello monta, vuoi perché in quel momento siamo convinti di poter gestire quei rapporti, vuoi qualunque cosa ti passa per la testa, il pericolo di non riuscire a godersi bici e uscite è concreto.
Inizia così una spasmodica ricerca tra corone e cassette, le relative compatibilità, le richieste di aiuto, le forzature delle specifiche, gli accrocchi vari alla ricerca di una agilità superiore, ché 99 volte su 100 è questo l’obiettivo.
Ma c’è un errore di fondo in questa impostazione: in bici servono le gambe, senza quelle la trasmissione non risolve.
Anzi: la trasmissione da sola non risolve.
Questo l’equivoco di tanti: voler demandare tutto alla trasmissione, affidarle una funzione salvifica, risolutoria, come se bastasse questo.
Però a meno di specifici utilizzi, per esempio un certo tipo di off road o un lungo viaggio molto carichi, lanciarsi subito in modifiche costose (e spesso sbagliate) alla ricerca della superiore agilità è sbagliato.
Perché quello che ci sembra un rapporto troppo duro oggi, domani, con qualche chilometro in più nelle gambe sarà gestibile e dopodomani, con ancor più chilometri nelle gambe, sarà quello giusto.
Non pensate però a tabelle, calendari di allenamento, esercizi particolari: qui non parlo né ai professionisti né agli sportivi agonisti.
Basta uscire con frequenza. Molto meglio, per fare un esempio, il quotidiano bike to work che farsi solo un lungo la domenica. Dove a sera siamo stanchi, ci illudiamo che questa stanchezza significhi abbiamo lavorato bene, ci siamo allenati quando nella realtà è proprio il contrario.
Noi siamo semplici appassionati, pedaliamo per gusto e lo facciamo quando possiamo. Non ci pagano per andare in bici, anzi, siamo noi a pagare e pure tanto.
E’ comprensibile quindi che spesso manchi il tempo, quindi capisco perfettamente chi mi scrive per chiedermi aiuto nel modificare la trasmissione perché vorrebbe fare quella salita ma proprio non ci riesce.
E io a meno di grossolani errori nella scelta consiglio sempre di lavorare prima su noi stessi, poi sulla bici.
Un esempio, personale.
Vi ho spesso raccontato su queste pagine quanto i test siano nemici di un buon allenamento. Perché ci sono giornate dove passo 5 ore in bici ma ho fatto manco 20 km, ripetendo all’infinito alcune manovre fino a trovare il limite o quello che sto cercando.
Non vi dico poi le giornate dedicate alle foto e ai video, con partenze a freddo, sparate brevi sempre a freddo, la sosta per verificare il girato, le ripetizioni e così via. Tutte cose che ti distruggono e basta.
Quindi capitano i periodi in cui sono decisamente fuori forma; se poi a questo si aggiungono le settimane perse tra infortuni o problemi miei di salute, oltre l’età che inesorabile chiede tributo, beh, la situazione non è ottimale.
Così la salita su cui zuzzerello di 50-19 a stento riesco a risolverla con 34-32.
Non corro a casa a cambiare rapporti a tutte le bici, accetto che in quel momento lo stato di forma quello è, cerco di lavorarci come posso.
Questo non significa che poi monto una 52-36 e vado come una scheggia, conosco i miei limiti e fin dove posso spingermi.
Significa che prima di cambiare mezza bici facciamoci qualche domanda.
Proviamo a capire quali sono i nostri percorsi tipo, i nostri realistici obiettivi e organizziamoci in modo da lavorare su di noi.
Perché noi siamo il motore della bici, metterlo a punto è il primo passo.
Un primo passo da compiere senza ansia da prestazione, senza delusione se quel giorno la gamba non ha risposto, se ci hanno passato tutti.
La bici è passione e gioia, è divertimento: l’unico metro è tornare a casa col sorriso.
E se un giorno l’uscita è andata così e così fa nulla, la prossima sarà meglio. O se sarà uguale, beh, è comunque una giornata in bici, meglio di stare alla scrivania.
Al solito c’è anche il video per chi preferisce. Link diretto o miniatura in basso.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ottimo articolo. Il motore siamo e occorre prendersi cura di noi stessi prima di ogni cosa. Tutto condivisibile.
Grazie
Marco Brunetti
Tutto vero! Ma la forza e la performance cardiopolmonare non sono migliorabili in maniera indefinita, anzi con l’età peggiorano inesorabilmente a dispetto di qualsiasi allenamento e la scelta di rapporti più favorevoli è solo un mezzo per cercare di ovviare, in momenti di particolare difficoltà, con l’una alla carenza dell’altra.
Poi ci sono dei limiti come la velocità minima per rimanere in equilibrio e la cadenza massima sostenibile per mantenere tale velocità, ammesso che ciò abbia un senso.
Quindi a mio giudizio il rapporto più corto di cui sarebbe logico dotarsi è quello che tenga conto di tali limiti.
Inoltre se lo Zoncolan, il Mortirolo o Punta Veleno non li farò mai è inutile che mi attrezzi per farli.
Saluti e grazie.
Avevo venti anni di meno e la tripla. Passai al monocorona adeguandomi semplicemente io ai rapporti e mai un problema. Oggi, venti anni dopo, scelgo il gruppo prima della bici e per questo mooooolto difficilmente -per ora, mai dire mai – non mollo il Grx 2×10 che è l’unico che soddisfa – e pure eccede – le mie capacità!