Shimano RS 370

La prova su strada
La prova su strada
Ruote polivalenti queste Shimano RS370; per questo ho scelto di usare tre bici. Due di impostazione gravel ma con telai decisamente diversi tra loro e una sportiva da endurance in carbonio. Per le immagini in azione dovete accontentarvi di una sola configurazione, le foto in esterno richiedono sempre uno sforzo logistico non indifferente e con tanto lavoro da fare ho dovuto sacrificare questo aspetto.
Oltre al fatto che mi è impossibile da tempo, come a tutti voi, uscire e quindi ogni trasferta fotografica è saltata.
Questo test infatti è stato chiuso a fine febbraio e sarebbe dovuto essere online a metà marzo, pochi giorni dopo la programmata trasferta per le immagini con tutte le bici al seguito. Ma sappiamo tutti come e perché ogni programma è saltato. E come fatto per altre recensioni, posto dinanzi all’alternativa tra non pubblicare o farlo riciclando immagini già viste, ho scelto questa seconda opzione.
Coperture usate: tante. Sia stradali che da gravel e in quest’ultimo caso ho spaziato da quelle sportivissime alle tassellate.
Insomma, al solito non mi sono fatto mancare il plus di verifiche…
C’è una premessa da fare prima di lanciarci su strada e fuoristrada.
Qui non dobbiamo stabilire (solo) se sono buone ruote; questo è pacifico, parliamo della più grande azienda produttrice di componenti per bici, figuriamoci se sbagliano il prodotto.
No, un test serve a capire l’uso, a comprendere quale ciclista trarrebbe giovamento da una dato componente.
Non è questione di lana caprina e con le ruote, credetemi, è fondamentale chiarire la chiave di lettura.
Le ruote “fanno” la bici, letteralmente. Ne esistono migliaia, di tutti i prezzi. Sarebbe pura follia provare a mettere sullo stesso piano queste RS370 con quelle che equipaggiano la mia bici da corsa personale. Eppure sono ambedue a basso profilo, hanno identico numero di raggi, che cambia? Cambia tutto, senza tener conto che un set è per dischi e l’altro freni a cerchio.
Semplifico dicendo che cambia il prezzo, oltre 5 volte inferiore nel caso del set in prova. Basta questo a chiarire la differenza.
E a introdurre un aspetto che sempre sarà tenuto in conto durante il test, ossia proprio il basso costo.
Riuscirà un ciclista a divertirsi comunque? Io ci sono riuscito, inquadrandole nel loro (ampio) uso e non pretendendo più di quanto lecito da ruote da poco più di 200 euro.
Perché c’è un secondo dato oggettivo che sempre ho dovuto considerare durante le prove su strada, oltre il prezzo: il peso.
Non sono ruote da scalatore, inutile star lì a lamentarsene. Sempre le mie ruote personali si, sono ruote espressamente da salita, che pesano la metà e costano, appunto, cinque volte tanto. Mi avessero deluso loro in salita allora si che ne facevo un dramma…
Bene, chiarito questo, iniziamo a pedalare su asfalto.
Una ruota a basso profilo concede poco vantaggio sul passo e queste Shimano RS370 non fanno eccezione.
Viaggiando in piano è vero che non chiedono di essere rilanciate spesso (come avviene con ruote più leggere), il cerchio con la sua massa genera abbastanza inerzia da “trascinarti” anche se in quel momento fermi la pedalata per prendere la borraccia. Ma non offrono quel plus di una medio/alto profilo.
Comunque una volta “avviate” tengono il passo e il ritmo complessivo non ne risente.
Grazie a una scorrevolezza davvero di ottimo livello, basta dare ai mozzi il giusto tempo per rodarsi, come sempre con tecnologia a coni e sfere.
Tecnologia per la quale sapete ho un debole, ve l’ho raccontato nel test delle sorelle di casa RS770.
Una tecnologia che ha indubbi vantaggi, e non sono io a dirlo ma le leggi della fisica. E’ questione di forze che agiscono sulle ruote, in particolare sul mozzo.
Semplificando, non abbiamo mai lo “schiacciamento” che invece subiscono i cuscinetti sigillati. A patto che la lavorazione di piste e coni sia perfetta e le sfere di qualità e ben regolate. Se durante il test delle RS770 non mi ero proprio posto il problema, qui, con ruote dall’aggressivo prezzo di acquisto, qualche dubbio era lecito.
Fugato dall’uso; certo, qualcosa in meno in termini di fluidità rispetto alle RS770 (che costano tre volte tanto) c’è. Ma, almeno per quanto riguarda i mozzi, è davvero difficile per il ciclista amatoriale avvertire le differenze. Sui cerchi si e sarebbe stato strano il contrario…
Non sono ruote sportivissime, permettono buon passo ma non la volata della vita. Comunque, in pianura si tiene andatura ottima e qualche sforzo è richiesto solo per rientrare lestamente in gruppo se ce ne distacchiamo.
Sempre grazie all’inerzia determinata dalla massa del cerchio il vallonato si affronta con meno difficoltà del previsto; anzi, rispetto a ruote a basso profilo molto più leggere, che sappiamo sono carenti in abbrivio, qui riusciamo a sfruttarlo efficacemente, superando in relativa scioltezza il dislivello innanzi a noi.
In salita servono le gambe, lo sappiamo; e serve leggerezza, in tutto, in qualunque parte della bici. Se sulle ruote, è meglio.
Ovviamente le RS370 non si presentano come ruote da scalatore, quando la pendenza è cattiva ogni grammo pesa quintali, quindi su questo siamo d’accordo.
Però ci sono altre qualità che te la fanno apprezzare comunque, magari se la salita non è proprio di quelle da lingua per terra.
Comfort, buona rigidità laterale, ottima scorrevolezza.
E, inattesa, è emersa pure una certa verve nei rilanci, al netto del peso. Nel senso che rispondono più pronte di quanto il solo dato della bilancia lascerebbe supporre.
Non sono ruote da pedalare in piedi tutto il tempo, questo no. Ci si accomoda in sella, si sceglie un rapporto agile, si raggiungono passo e cadenza propri e si arriva in cima.
Non c’è calo evidente nella velocità, si mantiene l’andatura; nei repentini cambi di pendenza, frequenti sulle nostre strade collinari, se il tratto è breve è ammesso e ben gestito lo scatto per non perdere velocità. Altrimenti, se il tratto con pendenza superiore è lunghetto, meglio continuare a godersi il passo salendo di un pignone.
Il tutto nel più assoluto comfort, ruote morbide ma mai flaccide e questo aiuta molto in salita.
In discesa non presentano (sgradite) sorprese. Una basso profilo non può offrire quel plus areodinamico che aiuta a caricare l’avantreno, dandogli stabilità. Ma vuoi per le geometrie delle bici usate (nessuna con forcella sveltissima), vuoi per la generale ottima costruzione (la raggiatura è davvero indovinata) la velocità è stata degna della miglior causa sportiva.
Si scende veloci, con gran senso di sicurezza e per me, in questi casi, conta spesso più della tecnologia pura.
Si entra in curva bene, senza cedimenti, caricando sotto la forza frenante certi che la ruota non fletterà.
Si esce veloci se la curva è ampio raggio, un poco più lenti se stiamo impegnando un tornante. In questo caso, alzandosi lesti per rilanciare in uscita, c’è un lieve ondeggiamento sulla ruota posteriore. Non inficia il passo ma serve qualche metro in più perché rientri. Più il telaio è rigido più si avverte, con questo su-e-giù che su bici sportive impiega qualche metro a rientrare.
Diciamo che nel complesso si sono mostrate più sportive di quanto i freddi numeri (e la bilancia) lasciavano supporre. Ma non tanto da essere perfette per bici “cattive”. E ci sta tutto, sarebbe anche poco saggio prendere un telaio da corsa pura investendo svariate migliaia di euro e poi addobbarlo con queste ruote. Non è lì che devono andare, quindi va bene così.
E ammetto non è la guida sportiva la mia priorità in questo test; volevo ruote polivalenti, in grado di accontentare più usi a un costo decisamente basso. Inseguo la qualità ma soprattutto la qualità in rapporto al prezzo.
Per questo più dell’asfalto mi premeva portarle in fuoristrada, testarle in ambito gravel.
Dove il peso assume minore importanza, contano capacità di smorzamento e robustezza.
E dove ho avuto conferma di averci visto giusto nel selezionare queste RS370.
Vero, ho provato sui medesimi tracciati ruote più perfomanti; ma non dimentichiamo mai il costo finale, tutte le altre costano dalle due alle quattro volte in più. Quindi…
Una ruota con pochi raggi è sempre una ruota più rigida; qui abbiamo anche un cerchio che seppure a basso profilo è costruito per durare, era naturale attendersi una certa spigolisità nelle reazioni.
Invece sono stato favorevolmente colpito dalla gran morbidezza, da non confondere assolutamente con la cedevolezza.
Sui sentieri battuti queste RS370 viaggiano spedite, assumendo sui propri raggi il compito di spianare la strada. Vero che in questi frangenti ho avuto un bell’aiuto dalle bici usate, soprattuto dalla Trek Checkpoint ALR che ha un avantreno eccezionale.
Vero pure che le ruota hanno fornito valido contributo.
L’anteriore viaggia decisa e sicura, la sua tenacia non fa temere per i colpi, non perde direzionalità incuneandosi tra le tante malformazioni del terreno.
La posteriore è tetragona agli sforzi, assorbe carico e peso e solo affrontando dossi in rapida successione entra in risonanza, con qualche ondeggiamento su e giù (un poco come rilanciando fuori dai tornanti su asfalto) senza però che questo crei un calo di passo.
Alzando l’asticella delle difficoltà, e profittando di telai gravel particolarmente a punto, ho gommato le Shimano RS370 con coperture più votate al fuoristrada e me ne sono andato a zonzo sul mio solito circuito di prova, che sfrutta un track da Mtb per competizioni regionali.
Su questo mio circuito ho due difficoltà che sempre mi preme provare; la prima è la trazione, mi è assai utile per comprendere la tenuta delle gomme e la scelta dei rapporti durante i test; la seconda sono i colpi secchi, in alcuni tratti il percorso sfoggia voluminosi massi che è sempre bene aggirare se non hai una MTB pura.
E dove se sbagli traiettoria, un colpo può essere fatale; a te, alla bici, alle ruote.
Ho sbagliato (quasi) apposta, con impatti in salita su questi gradoni e salti in discesa.
Ho rimediato qualche sonoro “clack”, da dove provenisse non posso dire con sicurezza, se dal mozzo o dai raggi è difficile capirlo ma propendo per l’innesto di questi nella flangia.
Al rientro mi sono preoccupato di verificare centratura e tensione, oltre un attento esame visivo della struttura del cerchio, alla ricerca di eventuali danni.
Tutto in ordine, come appena consegnate. Meglio così.
Ma non è finita, perché ho caricato la bici sia in assetto bikepacking che con portapacchi posteriore e borse.
Qui purtroppo non ho immagini da offrirvi a corredo del testo, la trasferta per questa e altre immagini era prevista il 10 marzo, quindi…
Torniamo alla bici carica.
Se nel secondo caso aver caricato solo il retrotreno è normale, in assetto bikepacking l’ho voluto creare artificialmente, distribuendo peso per la quasi totalità nella borsa posteriore. Che poi erano test che mi servivano anche per altre recensioni, trucco per ottimizzare le risorse 😀
Via di nuovo per sentieri, l’asfalto mi interessava meno (ma non è mancato, ancora non mi sono attrezzato per il teletrasporto sui circuiti di prova) e senza ritegno a pestare sui pedali.
Cercando cedimenti della ruota posteriore, quella che in paio di casi (come detto prima) ha mostrato qualche ondeggiamento.
Invece nulla, come se il carico supplementare non avesse modificato di una virgola la sua risposta. Solo a borse laterali caricate al limite massimo una leggera flessione variando velocemente il passo.
Bici scarica o carica, tutto uguale. Opperò, e adesso come me lo spiego?
Mumble, una mia teoria la avrei, ma non voglio rischiare sciocchezze (servirebbe una prova in laboratorio, impossibile) e quindi la tengo per me.
Del resto, immagino, qui conta sapere “come va”e non “perché va”. Spero.
Va da se che in assetto touring su asfalto nulla di nuovo da rilevare; non hanno risentito in fuoristrada, figuriamoci su asfalto.
Manca qualcosa? Giusto, la marcia urbana.
Del resto, a parte la questione del teletrasporto, chi ha una gravel spesso la usa anche per i propri spostamenti quotidiani.
Vista l’andatura urbana il peso è del tutto ininfluente; manca lo scatto pronto dello stop-and-go tipico della città, ma la bilancia vuole il suo tributo.
Il comfort è assai più importante, ossia la capacità di smorzare l’asfalto martoriato e l’onnipresente (per me) pavè, autentica spina nel fianco di noi ciclisti urbani.
Ogni volta che trovo una bici, una gomma, una ruota o un qualunque altro accessorio che mi aiutino contro questo meledetto pavè (farsi una simil foresta di Aremberg ogni volta che vado al lavoro è epico solo i primi giorni, poi solo noioso) diventa subito mio amico.
Ho stretto salda amicizia con le Shimano RS370 😀
Bene, ne sappiamo quanto serve per stilare le conclusioni.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.