Shimano Tiagra 4700, il test

La prova su strada
La prova su strada
Sono trascorsi molti mesi dalla presentazione statica a questa prova su strada. Nel mezzo è successo di tutto, non al Tiagra ma a me.
Comunque, per chi non volesse sorbirsi il lungo articolo che mostra la configurazione usata per il test (e qualche notizia in più), ho riassunto brevemente nel paragrafo precedente.
Qui aggiungo che la guarnitura 50-34 in abbinata al pacco pignoni 11-28 è stato montato sulla bici da endurance, frenata sia con impianto meccanico che idraulico. In foto solo col meccanico.
La guarnitura 48-34 in abbinata al pacco pignoni 11-32 è stato montato sulla gravel, anche lei frenata sia con impianto meccanico che idraulico. In foto solo con l’idraulico e con piega stradale (quella gravel era finita completa di GRX su una altra bici mentre scattavo immagini).
In più mi sono concesso una commistione GRX/Tiagra, per toccare con mano la effettiva compatibilità.
I comandi sono stati installati sia su una piega stradale che su una da gravel, in questo caso con flare di 12 gradi.
Voglio iniziare proprio dai freni, anzi per la precisione dalle leve freno/comandi.
Attuazione meccanica e idraulica hanno determinato una foggia assai diversa, sia nella leva freno che, soprattutto, nella parte superiore.
Quello che subito colpisce, ben più della differente forma, è il dimensionamento complessivo.
Lo noti in foto, lo avverti passando da una bici all’altra.
Eppure in ambedue i casi l’ergonomia è eccellente.
Le leve meccaniche offrono quella che sembra una superficie inferiore in presa sui comandi ma l’ammortizzatore ha sulla parte alta spazio a sufficienza, è comodo e malgrado l’assenza di lavorazioni in rilievo offre presa tenace.
La leva (meccanica) vera e propria è più corta, roba di pochi millimetri, e meno tortuosa. L’incavo della sua parte superiore meno pronunciato rispetto alla versione idraulica non permette di agire sulla frenata con ugual forza. Ma c’è da considerare che mancando l’attuazione idraulica, con l’olio a fare lo sforzo per noi, la frenata in presa sui comandi deve essere considerata solo come operazione per calare il ritmo, non per fermarsi.
In salita quello che ti manca, sempre nel confronto diretto con il comando idraulico, è il minore sviluppo della parte alta, lì dove le leve idrauliche hanno il serbatoio olio.
Un serbatoio corposo che trasforma la zona in sicuro timone che permette di dirigere la bici con precisione assoluta. E che in salita si trasforma in appoggio comodo.
Quello che non cambia tra leva meccanica ed idraulica è la curvatura verso l’esterno.
Su piega stradale sia la frenata in presa dietro i comandi che la cambiata (ricordo che la salita di rapporto è governata dalla leva freno basculante) sono sempre a favore di mano.
Su piega gravel vi direi lo stesso se nel frattempo non fossero uscite le leve GRX, semplicemente perfette quando il manubrio presenta un buon flare. Qualche mese fa avrei dato a queste Tiagra la promozione con il massimo dei voti, adesso devo per forza i conti con le rivali di casa Shimano e assegno un otto in pagella ad ambedue le versioni.
Ma solo, ripeto, perché esistono le leve GRX, appositamente studiate per pieghe gravel, che hanno spostato molto avanti l’asticella dell’ergonomia su tali manubri.
Sulle leve idrauliche Tiagra 4700 è possibile regolare solo la corsa a vuoto e non l’escursione, mediante la piccola brugola incassata a lato. A sopperire tale mancanza c’è a catalogo una versione per mani piccole.
Sulle leve meccaniche è possibile regolare la distanza mediante una piccola brugola posta in alto sotto il copricomando. Un sistema semplice, avvitando la testa della leva è compressa, come se stessimo frenando. Serve dopo regolare i freni, perché potremmo avere il cavo troppo teso. L’ergonomia è salva, meno l’estetica perché proprio non riesco a farmi piacere questa leva “premuta”, con lo scalino a vista.
Ma la sicurezza prima di tutto, quindi va bene così.
Shimano nella serie Tiagra non ha pinze freno meccaniche griffate 4700 ma ha quelle idrauliche.
Che godono di tutti gli standard più moderni e ultime soluzioni della casa, dall’attacco flat mount alla tecnologia Ice Technologies alla installazione e manutenzione semplificate grazie al sistema One way bleeding.
Certo, un impianto frenante non è solo la pinza; e per poterlo sfruttare appieno servono tante cose, dai dischi alle gomme “giuste”, dal telaio ben strutturato alle ruote idonee e così via.
Ho sfruttato tutto materiale di ottimo livello, che significa aver messo questo impianto nelle migliori condizioni di lavoro.
Ne ho ricavato una frenata pastosa e sicura, con ottimi spazi di arresto e una modulabilità da riferimento.
Nessun affaticamento, nessun surriscaldamento, nessun calo di prestazioni durante la prova. Peso a parte, se dovessi dirvi che ho avvertito nette differenze rispetto alle pinze Ultegra vi direi una sciocchezza. Con gli Ultegra è vero che ho frenato un poco meglio ma è anche vero che lì avevo il quasi top dei dischi Shimano, e la qualità del rotore è fondamentale. Pastiglie identiche per ambedue gli impianti, le L03A.
Non so, questa cosa dei freni a disco sta iniziando a crearmi qualche problema, perché a parità di rotore e pastiglie non hai una differenza di prestazioni tra una serie e l’altra tale da giustificare i divari di prezzo.
E’ anche vero che poi la differenza di costo reale non è così elevata. Una pinza Tiagra 4700 ha un prezzo medio di vendita al pubblico compreso tra 30 e 35 euro, ricerca sui soliti store online. Una pinza Ultegra 8070 ha un prezzo medio di vendita al pubblico compreso tra 50 e 53 euro, ricerca sui soliti store online. Poco meno del doppio se lo vogliamo guardare in percentuale, poca roba se lo guardiamo per quello che è.
Facile sfruttare la frenata in presa sui comandi, grazie alla corretta conformazione della leva (l’incavo offre presa salda) e il fondamentale apporto dell’idraulica.
Facilmente raggiungibile la parte bassa della leva.
Ben poco posso dirvi invece per la frenata meccanica. L’impianto usato, uno dei pochissimi in giro con attacco flat mount, si è rivelato talmente sotto ogni minima aspettativa che mi sono trovato costretto a strizzare ogni leva al limite della rottura per ottenere un blando rallentamento.
Avrei dovuto montare un impianto meccanico migliore, ma onestamente non immaginavo una tale deficienza. Cercavo un set flat mount non troppo costoso da proporvi come test (e leggeremo in futuro la recensione) l’azienda è pur sempre la stessa che offre uno dei migliori impianti meccanici in circolazione, credevo il suo dovere l’avrebbe fatto. Vabbè, i test servono a scoprire anche cosa funziona male e questi Tektro M510 sono quanto di peggio abbia mai usato in vita mia. Ma non è questa la sede per parlarne, arriverà come detto la loro recensione, nel frattempo posso solo invitarvi a non acquistarli.
Comunque, al netto delle (non) prestazioni delle pinze freno, l’ergonomia e la facilità di accesso alle leve meccaniche in qualunque presa sono ergonomicamente valide. E questo qui interessa.
Bene, promosse leve e impianto freno Tiagra, passiamo alla guarnitura. No, alle guarniture perché sono due quelle usate.
Sulla bici endurance una classica compact 50-34, sulla gravel una nuova 48-34. Ok, nuova quando mi fu consegnata, credo prima dell’ultimo Natale…
Non è la prima guarnitura di casa Shimano a quattro bracci che testo; e quindi anche stavolta devo dirvi che l’estetica dello spider e della guarnitura tutta, con l’ampia finestra creata dalla corona maggiore specularmente alla pedivella, è per me elegantissima.
E qui devo per forza ricordare il prezzo di acquisto: circa una settantina di euro, sempre secondo la media calcolata tra vari store online.
La differenza di prezzo con le sorelle delle altre serie, soprattutto Ultegra e Dura Ace, è importante se non imbarazzante.
E la differenza prestazionale c’è, sia in termini di peso che di rigidità. Da intendersi come trasferimento dell’energia, anche se non va dimenticato che la trasmissione della potenza è un sistema complesso che, ciclista a parte, inizia dalla scarpa e finisce con la ruota, con tutto quello che ci balla per lo mezzo.
Per questo uso molte bici, diverse ma su cui ho già percorso tanti chilometri; altrimenti il componente non lo isoli.
Eppure tutta questa differenza serve e l’avverte il normale pedalatore come noi? E’ la domanda che mi assilla da tempo e che mi ha spinto a recensire questa trasmissione.
Non hai pedivelle cave, è vero. Non hai la stessa superba rigidità delle sorelle più costose, è vero. Non hai identica lavorazione raffinata delle corone (quelle esterne), è vero.
Ma quando inizi a frullare le zampette fai caso alle differenze solo se “devi” farci caso.
Soprattutto quando spingi forte e/o ti alzi sui pedali a scaricare tutta la forza che hai (e anche il peso, che nel mio caso inizia a farsi ragguardevole…) avverti sotto i piedi la precisione assoluta con cui la guarnitura trasmette ogni stilla di energia.
Senza flessioni, anzi. Con una rigidità tale che evidenzia invece eventuali limiti nella zona scatola movimento.
La chiara discendenza con le sorelle più costose c’è tutta, ti rendi conto di come questa guarnitura Tiagra benefici di parte delle tecnologie messe a punto sulle versioni della parte alta di listino e abbia fatto tesoro dell’esperienza di tutta la gamma in questi anni.
Restando in zona, un plauso al deragliatore.
Vale sempre il discorso che la trasmissione deve essere valutata nel suo complesso, soprattutto quando parliamo di Shimano: una azienda che ha fatto della perfetta integrazione dei vari componenti una sua bandiera.
Quindi non è proprio corretto parlare del solo deragliatore senza tener conto della lavorazione delle corone, studiata per ottimizzare la cambiata. E infatti i giapponesi usano la sigla HG HyperGlide proprio a indicare una serie di accorgimenti che riguardano catena, pignoni e corone per ottenere la migliore cambiata possibile.
Ma la necessità di schematizzare mi impone la divisione.
Che la deragliata Shimano sia la migliore lo sappiamo tutti, mai mi è capitato in tanti anni di incontrane una incerta.
Qui, con la serie Tiagra 4700, abbiamo un deragliatore che, materiali a parte, sfrutta appieno la tecnologia top della casa.
La possibilità di variare il passaggio cavo a seconda del percorso del cavetto di trasmissione in arrivo dalla zona movimento, il lungo braccio di leva capace di rendere l’azione al comando morbidissima e l’esatta costruzione della gabbia si traducono in salite di catena da corona minore a maggiore semplicemente perfette. Persino a cadenza irrisoria, basta mezzo giro di pedivella che la catena è saldamente in sede.
La discesa potrebbe essere un pelo più rapida, si avverte che la molla di richiamo è tenuta poco più blanda per favorire la morbidezza al comando. Mai questo va a discapito della precisione, nemmeno maltrattando il deragliatore sotto sforzo sia a salire che scendere ho avuto un solo fallimento. E mai ho dovuto abbassare lo sguardo per sincerarmi che la catena avesse raggiunto la meta.
Un problema però in questo deragliatore c’è e lo dico con un certo sconforto: come tutti i deragliatori Shimano lavora bene anche se mal regolato.
Perché sconforto? Perché settare un deragliatore Shimano è molto semplice ma richiede alcuni passaggi che si discostano dalla tradizione, diciamo così. Devi tenere il comando sul trim e non scarico, regolare prima un fine corsa, poi la tensione ecc, come descritto negli articoli della sezione officina.
Ed ecco il problema, anzi i problemi: scarichi il comando, colleghi il cavetto, tendi e via, quello deraglia uguale (provateci con uno Yaw e poi mi dite…); manco molti meccanici leggono le istruzioni, figuriamoci gli amanti del fai da te, ma non voi che frequentate questo spazio bensì quelli che “… tanto io non leggo, non serve, però so tutto”.
E così poi arrivano le lamentele di malfunzionamento, le sentenze di condanna giacché entry level, il propagarsi delle leggende metropolitane. Manca solo che qualcuno dia la colpa al movimento centrale, che è sempre il primo accusato per qualunque ingarbuglio sulla bici, ed il gioco è fatto.
Anche se ultimamente la mia attività di ultimo soccorso ai ciclisti in difficoltà si è drasticamente ridotta, continuano ad arrivarmi pedalatori sconfortati che dopo innumerevoli giri tra varie officine senza trovare soluzione vanno via di qui felici perché era solo una regolazione malfatta. Su bici nuova, e questo è grave.
Dal deragliatore mi sposto al cambio, che ho usato sempre in versione GS; sia cioè quando ho pedalato con cassetta 12-28 che sia quando ho montato la 11-32.
Può spingersi sino al 34 finale ma non ho voluto usare questa opzione; la cassetta 11-32 è andata sulla gravel, la Trek Checkpoint ALR, che fino a quel momento era montata con il GRX 10v, ossia 46-30 davanti e 11-36 dietro. Mi ero stancato di tutta questa agilità…
Ha mai fallito una cambiata? Ovviamente no.
La salita di rapporto è sempre dolce, morbida al comando.
La discesa, come per il deragliatore, è meno lesta rispetto a trasmissioni più racing ma definirla lenta sarebbe una ingiustizia. Parliamo di una frazione di secondo.
Certo, non è la mitragliata ma tanto uno cambia così solo sul cavalletto da lavoro quando lo regola, poi su strada devi fare i conti con le gambe e voglio vedere chi è che scende 6 rapporti in un giro di pedale senza piantarsi…
Già, perché a conti fatti, c’è differenza tra teoria e pratica. Tradotto nel nostro linguaggio a pedali, quanto di ciò che sulla carta, ossia sul cavalletto, è efficace ci serve poi nella realtà, ossia sulla strada?
Nessuno cambia pignoni a tale minimo intervallo, quindi?
Piuttosto su strada contano precisione e gamma rapporti.
E qui devo dire che Tiagra offre una bella scelta, sia come scale che come tecnologia. La gamma di cassette pignoni a 10v utilizzabili è ampia. Più limitata con cambio a gabbia corta (SS) che arriva al 25 finale ma guadagni in regolarità perché non hai salti evidenti. Estesa con cambio a gabbia media (GS) perché parti dall’11 e arrivi al 34, con tante cassette in mezzo.
Abbiamo 10 rapporti, d’accordo. Ma su strada ne sentiamo veramente la necessità?
Vedete, questo test più che tecnico lo volevo filosofico. Che tutto avrebbe funzionato perfettamente lo sapevo ben prima che mi arrivasse il materiale, sono anni che monto bici con componenti Shimano e ne conosco da tempo la qualità.
Per questo lo fermo qui, preferendo riservarmi il prossimo paragrafo per varie considerazioni.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Bell’articolo Fabio sopratutto per l’introduzione degli argomenti di Filosofia della Bicicletta che apprezzo molto, oltre alla chiarissima illustrazione tecnica
Presidè, sai come la penso e dopo questi mesi in cui ho sezionato varie trasmissioni Shimano una recensione tutta tecnica non avrebbe avito senso, molte cose sono già state affrontate.
Non sono uno che disdegna le novità, quando usciranno le 12 Shimano probabilmente tampinerò l’azienda per provarlo ma la mia è curiosità tecnica.
Però ne vedo troppi che comprano sbagliando e alla fine i test servono a far trovare a ogni ciclista ciò che meglio potrebbe fare al caso suo.
Io stesso, per esempio, al momento di configurare la mia bici da corsa non scelsi il gruppo top ma quello subito sotto. L’estrema leggerezza mal si conciliava con la mia necessità di avere superiore durata dei componenti. Investì il risparmio nelle ruote, molto meglio…
Fabio
Concordo quasi su tutto, possiedo una BDC con Ultegra con freni a disco 8020 e una GRAVEL con Tiagra 4700 con freni a disco idraulici e pacco pignoni 11-32. Mi ritrovo nell’articolo ad eccezione della rapportatura nella GRAVEL. nella mia gravel non era presente il gruppo completo ma la guarnitura era una FSA 48 – 32 (perno quadro) assolutamente inadatta. Faccio una premessa la GRAVEL è divisibile un due categorie GRAVEL che strizzano l’occhio alla strada e GRAVEL più adatte allo sconnesso. La mia è una Wilier Jareen con gomme 700x40c quindi più adatta allo sconnesso e la rapportatura l’o trovata inadatta (se fosse stata ad esempio una TREK domane da gravel molto stradista sarebbe stata la rapportatura idonea), ho quindi cambiato la guarnitura (e movimento centrale) con una FSA 46 – 30 a mio avviso adesso perfetta. Tra l’altro se non sbaglio il GRX 400 (quello 10v) ha una guarnitura con la stessa dentatura.
Ciao Andrea, come avrai letto questo test, o meglio l’idea di questo test, nacque quando il GRX non c’era. E infatti benché consegnato dopo, è stato proprio il GRX ad avere priorità nella pubblicazione.
L’ho indicato nel paragrafo finale, al Tiagra manca una guarnitura griffata per essere completo; ma nel frattempo è arrivato proprio il GRX, pienamente compatibile e quindi la questione è risolta. Tecnica se non estetica, visto che il 4700 è antracite e il GRX nero.
Poi molti produttori e ciclisti usano la commistione, con guarniture di altra marca.
Ma questo è il test del Tiagra 4700, mica posso usare altra roba 😀
E comunque la rapportatura oltre a essere soggettiva dipende anche dai percorsi. E’ sottinteso che un Tiagra va bene per una gravel più stradale.
Fabio
Bene, ma devo aver letto da qualche parte o qualche commento su FB sul tema che ci sono problemi di compatibilità tra GRX e Tiagra/105/Ultegra a parità di velocità perchè il cambio dietro è spostato di X mm per gestire le ruote più grandi. Non è una certezza, se tu puoi chiarire sarebbe interessante. Grazie.
Ciao Andrea, nessuna incompatibilità, ovviamente rispettando le specifiche.
Qui sul blog troverai vari articoli che ne parlano, compreso uno di FAQ.
L’unica differenza è la linea catena, per cui usando guarnitura GRX è necessario sfruttare il suo deragliatore perché quelli stradali non hanno corsa a sufficienza.
Fabio
Viene voglia di averlo , subito!!!
Me ne avanza uno, serve? 😀 😀
Fabio
Visto che più che tecnica si parla di filosofia, ne approfitto per prendere una tangente: visto tutta sta rivoluzione gravel e menate varie, non potrebbero i produttori – oltre a ridurre il numero di denti delle corone e fare cassette sempre più assurde, tipo la 13v 9-42 di Campagnolo, giusto per citare l’ultima – aggiungere cassette con range alternativi, e nello specifico, rinunciare a quel maledetto pignone a 11 denti? E magari pure quello da 12 già che ci siamo: non so, cassette con range 13-32 o 14-36 a 9/10/11 velocità… in pratica si rinuncia ad uno o due dei pignoni più piccoli per aggiungere range dall’altra parte senza introdurre gap eccessivi. Davvero abbiamo tutti bisogno di 11 e 12 denti in fondo alla cassetta con una corona da 50? Io sarò pure scarso, ma in discesa uso già rarissimamente la combinazione 48-13, per non parlare dell’ultima combinazione, 48-11. Forse è il salto enorme che impedisce di sfruttarla bene, ma allora finite la cassetta con i due pignoni a 13 e 12 denti, senza causare una variazione di cadenza eccessiva.
Non dico che tutti debbano fare come me – per carità! – ma anche chi cerca di spremere l’ultimo watt per il gusto di farlo avrebbe forse più fortuna con un rapporto 53-13 che con un 46-11 (numeri quasi a caso, tanto per dare un’idea). Che poi va di moda ‘migliorare’ il deragliatore posteriore con rotelle a 14 denti in ceramica per ottimizzare gli angoli della catena senza aggiungere quei 10 grammi… peccato che allo stesso tempo stai distribuendo tutta la potenza sul pignone a 11 denti (o 10 o 9, adesso con le trasmissioni 1x), con tutte le conseguenze del caso in termini di attriti (= riduzione di efficienza) e usura. Come minimo i messaggi che arrivano dall’industria della bici sono un filino contraddittori…
Non so, mi sembra che tra tutte le novità si stia dimenticando una della modifiche più ovvie ed economiche, che aggiungerebbe innumerevoli possibilità di combinazione con quanto già esistente con modifiche semplici e a poco prezzo. O forse è proprio questo il problema? 😀
Ciao Paolo, hai ragione.
Prima era facile farsi la propria cassetta personalizzata, ora c’è meno scelta.
Cassette 12/30 ci sono, ma non vanno oltre sui pignoni agili. Facili trovare le 12/25 o 28 ma sempre poi si fermano sui pignoni maggiori.
Perché? Perché una azienda quando si tratta di gamma rapporti non può puntare a far felici i ciclisti ma a scontentarne il meno possibile.
Di mio aggiungo che la questione rapporti è strettamente personale e varia durante l’anno per lo stesso ciclista.
Ci sono periodi che il 28 finale mi sembra impossibile da tirare, altri che non lo innesto mai.
Lo scopo è offrire un range rapporti che possa funzionare per la maggioranza, piuttosto che accontentare i singoli.
La tecnologia attuale che vuole i pignoni rivettati non aiuta a personalizzare e questo è un peccato.
Il limite delle geometrie cambio credo sia facilmente risolvibile, volendolo.
Perché tutto questo non si fa? Non lo so, posso solo fotografare l’attuale realtà.
L’unica certezza è che nulla è fermo in questo mondo a pedali; quello che sembrava l’optimum irrinunciabile 5 anni fa ora viene considerato una sciocchezza.
Chissà fra altri 5 anni che “moda” ci sarà.
Fabio
Ma io mica la pretendo di serie, me la comprerei pure a parte se esistesse… anche perché è tra i componenti più economici (salvo mostruosità e novità assolute) e più facili da sostituire.
Non dico di dover abbinare la cassetta ai pantaloncini ad ogni uscita, ma sostituirla alcune volte all’anno, magari prima/dopo le vacanze o un viaggio, è un’operazione semplice e che permetterebbe di ottimizzare l’uso per un particolare scopo. Ma questa scelta per ora non c’è, o quanto meno è limitata a poche(issime) alternative. La 12-30 è 10v, di simile si trova ancora una vecchia Ultegra 12-27 9v che forse mi deciderò a comprare prima che sparisca dai negozi online (che poi il Sora a gabbia media in teoria vuole un pignone di 28 denti o più) ma nelle altre combinazioni a 9v Shimano oltre i 28 denti ci sono cambiate assai fastidiose in un uso sportivo. Vediamo se qualcuno ci arriva prima o poi, anche se posso comprendere la mancanza di innovazione per le trasmissioni a 9v da parte dei produttori principali. C’è da sperare che qualche azienda ‘minore’ decida di investire in questa nicchia, ad es Microshift, anche se pure loro sembrano più interessati allo stupido trend di aumentare il range a dismisura senza rinunciare a quel maledetto pignone da 11…
Ma a me l’11 piace…
unguè unguè, non me lo togliete, unguè unguè…
Fabio
😀 😀
Non vedo come te lo possano togliere, neanche con la forza…
Ciao! Ho una guarnitura Tiagra e vorrei montare corone 46/30, con giro bulloni 110 si può trovare qualcosa?
Ciao Guido, al momento compatibile con lo spider tiagra no.
Devi usare altra guarnitura, per esempio la GRX cambiando però anche il deragliatore (sempre GRX) a causa della diversa linea catena.
E’ spiegato nel test e anche in altri articoli, per esempio le faq sul GRX.
Fabio