[Test] Lazer Strada KinetiCore

Come è fatto
Come è fatto
Le linee del Lazer Strada KinetiCore non appaiono rivoluzionarie quanto piuttosto dettate dalla massima efficienza.
Ma non tragga in inganno, è zeppo di dettagli interessanti.
Disegno classico per la calotta, 13 le prese d’aria, ampia fascia per limitare i graffi. EPS a vista manco a parlarne.
Decisamente ampia la ventilazione in ingresso, con le due grosse prese frontali che, insieme a quelle laterali, convogliano l’aria che a sua volta è “smistata” all’interno dalle canalizzazioni ricavate nella lavorazione del sistema KinetiCore. Vedremo meglio nel paragrafo dedicato.
Seppur classiche, le linee hanno comunque una loro aggressiva sportività, con una calotta dalle dimensioni contenute in rapporto alla taglia.
La vista posteriore mostra le uscite per l’aria e una curiosa fascia in gomma; è la regolazione ScrollSys che vedremo fra poco in dettaglio.
E’ possibile applicare una luce a led, quella universale proposta da Lazer.
Come è giusto che sia per un casco sportivo, molta cura è stata dedicata alla ventilazione, non solo quella frontale ma anche quella superiore, che a causa della posizione in sella è lambita dall’aria più che investita.
La scelta è stata disegnare le prese (e le canalizzazioni interne) sfruttando l’effetto Venturi che, come sappiamo da precedenti recensioni, riesce ad “aumentare” la pressione pur a bassa velocità.
Ben studiata la presa singola superiore, con adeguato invito che ricorda la presa Naca.
Ampie a sufficienza le prese posteriori per l’evacuazione di aria calda.
E poi abbiamo questa curiosa fascia gommata che governa il sistema ScrollSys, ossia quello deputato alla regolazione della calzata.
In pratica è la stessa funzione della classica rotellina ma con un azionamento più raffinato.
Comanda non solo la fascia alla nuca ma tutta la corona interna, che così andrà a cingere il capo con precisione.
La fascia anteriore flottante aumenta il flusso dell’aria ed elimina i punti di pressione, per garantire il massimo comfort.
Manca una qualunque fascia morbida, in tessuto o silicone, per la bandella alla nuca; nell’uso pratico non si avverte la mancanza più di tanto, ma sarebbe stata gradita.
Non manca invece la regolazione della sua altezza mediante un pratico sistema a cremagliera, con cinque altezze selezionabili.
Le prese frontali più esterne sono disegnate per accogliere gli occhiali quando non indossati. Non manca una denominazione specifica: TPU Eyewear Docking, ché se scrivo portaocchiali suona povero…
Prova che io non eseguo mai, sono miope e uso occhiali con clip interna da vista: se li tolgo e li infilo nel casco, vado a sbattere…
Il Lazer Strada KinetiCore offre la possibilità di montare la calotta Aeroshell, capace di migliorare le resa aerodinamica, nonché offrire protezione dagli elementi e dal freddo.
Il sistema di chiusura prevede la classica fibbia maschio/femmina; i divider sono a scorrimento, abbastanza tenaci devo dire.
L’imbottitura interna ha buono spessore, è in quattro pezzi, ovviamente removibili e lavabili, nonché in tessuto antibatterico.
Questo breve video ufficiale sintetizza (ed enfatizza…) quanto mostrato fin qui.
Quattro le taglie disponibili a coprire un range complessivo tra i 52 e i 64cm, otto varianti di colore.
Bene, questo il casco nelle sue caratteristiche fondamentali tranne una, che è sicuramente la vera novità.
E per questo ho scelto di dedicargli un apposito paragrafo.
Di cosa parliamo? Del KinetiCore, ovvio.
Voltiamo pagina.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Sarò volutamente critico, perché come al solito mi sembra l’atteggiamento più costruttivo quando si debba analizzare un nuovo prodotto ed una nuova tecnologia: ad ora mi sembra che gli unici dati terzi a disposizione per valutare la protezione dei caschi (e con un database abbastanza ampio) siano i testi della Virginia Tech (https://helmet.beam.vt.edu/bicycle-helmet-ratings.html). Da questo database vedo che il G1 MIPS è uno dei migliori, il sesto, in quanto a protezione, mentre lo Starda Kineticore si piazza al 76° posto, con una protezione contro impatti lievi meno efficiente della metà e comunque più alta della media per impatti forti. Mi chiedo allora: si tratta più che altro di una operazione di riduzione dei costi, per poter ottenere un casco con protezioni non paragonabili, ma più simili ad un MIPS, rispetto ad un casco in sola struttura semirigida in schiuma/conchiglia dura? Direi di sì a mio parere. Anche il prezzo più accessibile lo confermerebbe (meno della metà). Come sempre, specialmente per oggetti che non hanno (tanto) a che fare con la performance quanto con la sicurezza e che potrebbero anche salvarci la vita, sarebbe bello avere un sistema consolidato e ufficiale di valutazione… Cosa che è ormai prassi nel mondo automobilistico ma non in quello ciclistico…
Ciao Damiano, nella sua classificazione Virginia Tech sintetizza al pubblico con un punteggio e un sistema a stelle ma prende in considerazione molti parametri, per esempio il cinturino, che tecnologia usa ecc.
Di fatto al momento i KinetiCore hanno le loro 5 stelle su 5, e questo credo sia comunque indice di sicurezza.
Appena comparso il Mips non le raggiungeva, solo col tempo ha avuto piccole modifiche e ha preso il punteggio pieno.
E’ una tecnologia nuova, diamole tempo.
E si, hai ragione sui costi, l’ho scritto nelle conclusioni: permette di essere competitivi sul mercato.
Un aspetto che io trovo importante, la gente spende 12000 euro per la bici e poi risparmia con il casco del supermercato.
Quindi se trovo modelli ben fatti e sicuri cerco di recensirli, basta dare una occhiata all’indice, sono pochi i caschi costosi (infatti qui ho scelto lo Strada e non il Vento).
Ma credo che l’aspetto più importante, anche questo è nella recensione, è che le aziende facciano ricerca, che significa innovazione, perché vuol dire più sicurezza per noi.
Fabio
ps; non dimenticare la differenza di prezzo nel fare comparazioni, è ovvio che un casco che costa due volte e mezzo tanto è migliore, bisogna sempre restare nella stessa fascia. Giusto per restare in orbita Shimano sarebbe come se dicessi in un test che il Dura Ace è meglio del Tiagra. Che è vero, ma il Tiagra ha le sue peculiarità, pubblico diverso, uso differente ecc ecc e nella sua fascia è il migliore. Ma nella sua fascia.
Ciao Fabio, infatti sui costi condividevo i tuoi ragionamenti, non volevo parere bastian contrario 😀 Resta sempre difficile per me come singolo utente estrarre una comparazione scevra da sottili (o non tanto) giochini di mercato… Ad esempio, meglio il Wavecell, il MIPS o questa nuova tecnologia Kineticore? Lavorando (in tutt’altro ambito) in R&D per un’azienda, spesso test, comparazioni e effettive prestazioni si nascondono dietro bei nomi e strategie di mercato. Utile per chi vuole affermare che il suo prodotto è il migliore, il più funzionale ed economicamente efficiente, ma chissà…
Ciao Damiano, sollevi giuste considerazioni, altro che bastian contrario. Anzi, mi ritengo fortunato perché motivate sempre con cognizione, siete uno sprone continuo ad essere molto attento.
Quale è meglio, e mi riferisco alle tecnologie citate da te? Non lo so.
Insieme a questo articolo ho preparato un video, credo sarà online la prossima settimana, in cui le confronto.
Come? Solo nell’uso perché questo posso fare io e qualunque giornalista abbia un minimo di serietà.
Perché se non hai un laboratorio per le prove, non puoi in coscienza stabilire quale tecnologia è più sicura.
Ti affidi agli studi terzi, senza disdegnare quanto affermano i produttori, perché se sai sfrondare le loro dichiarazioni dalla (giusta) enfasi, sono valide.
Ora come ora, con tanti test svolti, nell’uso trovo il KinetiCore molto più vantaggioso del Mips.
Ma posso affermarlo solo nell’uso, per la sicurezza effettiva più di rifarmi a studi e dichiarazioni varie non posso. Però in tanti anni di test, da ben prima che aprissi il blog, ho imparato a riconoscere quando una azienda le spara grosse, e qui non è…
Fabio