[Test] Piega Redshift Kitchen Sink

Le conclusioni
Le conclusioni
Chi segue il blog da tempo sa che le pieghe gravel con flare pronunciato non sono nelle mie corde. Le uso, le testo, cerco di scovarne le caratteristiche più nascoste ma difficilmente me ne innamoro.
Stampa estera che ha recensito la Redshift Kitchen Sink prima di me l’ha definita la piega definitiva per il gravel.
Toni trionfalistici che ti lasciano sempre qualche dubbio, anche se conoscendo i ragazzi di Redshift so che non amano il marketing pilotato, anzi.
Beh, mi accodo.
Se sia la definitiva non posso giurarlo: che sia la migliore con cui abbia mai pedalato posso garantirlo.
Non è nata per caso questa piega, i ragazzi di Redshift, ciclisti appassionati, l’hanno studiata a lungo; e poi affidata ad altri ciclisti, gente che sui pedali ci passa le giornate su ogni strada e con ogni tempo.
Ogni misura, curva, dimensione attentamente studiata, provata, valutata, messa in discussione, modificata, riprovata e così via.
Il tutto con l’impeccabile lavorazione tipica della factory statunitense.
Certo, l’idea della piega con il rise non è nuova, nessuna novità come invece i loro attacchi e reggisella ammortizzati, unici nel panorama mondiali per soluzioni tecniche.
Nemmeno il drop da 110 mm è caratteristica unica di questa piega, mentre il reach differenziato per taglia è si usato, ma molto poco.
O i 25 gradi di flare.
Ci sono pieghe in commercio che hanno questi valori.
Il segreto, che poi segreto non è, della Redshift Kitchen Sink è aver fuso, amalgamato con rara armonia tutti questi numeri: ottenendo per comfort e controllo nella guida una delle migliori pieghe sul mercato.
In uso stradale non c’è una sola posizione che non sia pienamente sfruttabile con soddisfazione.
C’è, come su ogni piega con rise, da decidere il compromesso, ossia come gestire quei 20mm in più in altezza pedalando in presa alta; che significa trovarsi in presa dietro i comandi con i polsi non in linea, una minima angolazione è connaturata.
Abbassare tutta la piega togliendo spessori sotto l’attacco, perdendo così la schiena più rilassata, o scegliere le braccia dritte?
Dopo varie prove, la soluzione migliore è tenersi quel poco di angolo ai polsi, mai realmente fastidioso o faticoso, è godersi il comfort superiore in ogni posizione.
E già, perché la presa finale, soprattutto se sono montati i Drop Grips, assume un altro significato.
Tra drop ridotto e rise, le estremità della Kitchen Sink sono in alto.
Nessuna schiena parallela al suolo, ed è giusto perché non parliamo di piega sportiva, ma: controllo eccellente grazie al flare; tenuta salda grazie alle manopole; peso a gravare su braccia e polsi nullo sempre grazie alle manopole.
Vien da chiedersi perché nessuno ci ha pensato prima…
In fuoristrada non trovi un solo punto che cambieresti.
La presa alta è quasi universale, il quasi solo perché non tutti usano leve freno supplementari.
Se le hai, i passaggi in fuoristrada più difficili sono fattibili in sicurezza.
Ma se non le hai, nessun problema.
Associando un set di leve specifiche, dalla ergonomia studiata per pieghe gravel come le Shimano GRX che ho usato io, la presa sui comandi è perfetta a garantire controllo anche quando si balla parecchio, potendo affidarsi alla sicura frenata grazie proprio alla forma specifica delle GRX.
E anche la presa sui comandi diventa universale, senza il quasi perché non hai problemi ad avere i freni subito disponibili.
Della presa dietro i comandi vogliamo parlare? Il drop indovinato “ridimensiona” i 25 gradi di flare, con la mani che poggiano ai fianchi della piega in modo naturale, la leva superiore dovuta proprio al flare e persino chi, come me, non digerisce i manubri troppo aperti si ritrova a sfruttare questa posizione ben oltre il solito.
Mi spiace solo aver dovuto alzare i comandi per lenire i dolori al braccio infortunato; scoprendo però che la parte finale delle leve freno resta perfettamente raggiungibile, segno che la “curvatura” della piega è tutta sfruttabile, quei segni grafici che servono d’aiuto in montaggio e si protendono in alto (oltre quanto siamo soliti vedere) non sono stati messi lì a fare tappezzeria: puoi spingerti fin sopra, sicuro che riesci ad afferrare le leve, anche se hai mani piccine come le mie (8.5 di taglia da uomo, per informazione).
I due grips, che insieme al nastro assumono il nome di Cruise Control, tengono fede a quanto promesso.
Gran controllo, ottima tenuta, comfort di livello superiore, ore e ore sui pedali senza un indolenzimento.
A mani e braccia, per le terga, beh…
I Top Grips trasformano la piega in una palmare, sono facili da montare e regolare, smorzano le vibrazioni in modo eccellente.
Dei Drop Grips ho già detto prima e riconosco che se non avessi la fissazione per la piega “pulita” non li toglierei più.
Il nastro manubrio ha fattura superiore, con la finezza del nastro adesivo di chiusura nello stesso materiale (non quei brutti adesivi che siamo soliti vedere anche su bar tape blasonati) garantendo gran pulizia nel montaggio; e saranno pure in plastica e non alluminio, ma avere di serie i tappi a espansione è un ulteriore plus.
In uso turistico è eccellente; e immagino lo sia ancor più la versione con il loop, quell’archetto che funge sia da appoggio sulle lunghe distanze (tanto l’UCI su noi non ha giurisdizione…) che da supporto per luci e accessori.
Che i ragazzi di Redshift avrebbero fatto un buon lavoro ero sicuro, sono ciclisti appassionati e sanno cosa ci serve; o almeno sanno cosa serve a noi zingari sui pedali.
Che riuscissero a creare una piega, un componente tutto sommato semplice, così perfettamente armoniosa, gestibile, poliedrica, comodissima e al tempo stesso perfetta nella guida più arrembante, beh, che dirvi, i miei complimenti.
Ora non resta che aspettare cosa altro inventeranno; perché se qualcosa di nuovo dovesse arrivare, io ci metterò le mani sopra.
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Ora i link ufficiali
Buone pedalate.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Fabio, letta la tua recensione ho acquistato e montato la Kitchen Sink, con cui ad oggi ho fatto 4 uscite, sulla mia Basso mod.Tera. Il modello scelto è stato quello con il loop corredata chiaramente di top e drop grips e nastro manubrio. Concordo in tutto con i tuoi commenti, eccezionale la resa in termini di guidabilità su tutte le prese, ottimi i drop grips per la guida in presa bassa e molto ammortizzanti i top per la guida in presa alta. In più il loop protegge bene il gps e permette, ove una voglia un’ulteriore presa tipo “crono” utile per affrontare gli eventuali tratti di asfalto di trasferimento tra uno sterrato e l’altro. Non parlo di estetica, essendo uno a cui poco cale tale aspetto ed anzi, a cui le cose un po’ “massicce” piacciono.
Grazie per i tuoi consigli ed il blog che seguo con piacere.
Un saluto a te ed ai lettori da Treviso.
Ciao Gian Giacomo, ringrazio io te per questo intervento.
Per me è sempre molto importante ricevere le vostre valutazioni sul campo, mi indicano se ho visto giusto e se sono riuscito in una recensione a indicarvi ogni aspetto.
Fabio
Buongiorno Fabio. Ti seguo con molta attenzione e molto spesso ho seguito i tuoi consigli nell’acquisto dei prodotti che hai testato. Ho appena ordinato il manubrio Kitchen sink. Ma mi è venuto un dubbio sulla misura scelta 44 cm. Io ho una triban rc520 in taglia L e dal sito redshift mi sembra di capire che loro consigliano una misura più larga. Tu che ne pensi, può andare o mi conviene provare a restituire il manubrio per altra taglia? Un’altra informazione: secondo te posso acquistare anche un altro nastro manubrio oppure devo necessariamente acquistare il loro, visto che ho preso anche i top grip?
Grazie Fabio e scusa le domande “sciocche”. Davvero complimenti per il tuo blog così prezioso e unico
Alessandro
Ciao Alessandro, l’indicazione di Redshift è corretta; dato l’andamento della piega, le sue curve diciamo così, serve una taglia in più rispetto a quella che usiamo nella scelta della piega stradale.
Lavorando con attenzione sulla distanza delle spire riesci a coprire la piega anche senza usare il nastro loro. Mio consiglio: quel nastro Redshift è uno dei migliori sul mercato, dona un comfort di guida che in fuoristrada si fa sentire. Fatta la spesa, io lo aggiungerei…
Fabio
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