[Test] Pirelli Cinturato Adventure

La prova su strada

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La prova su strada

Per questo test ho selezionato la misura 700×40 così da avere un raffronto più omogeneo con le altre gomme Pirelli dedicate al gravel già recensite.

Non certo per stilare una classifica, che non avrebbe alcun senso, ma per provare a cogliere appieno le differenze e, quindi, offrire a voi il maggior numero di dati per una scelta ponderata.

Perché le Cinturato Adventure, come tutte le gomme di casa, sono abbastanza specialistiche: eccellenti nel loro habitat, inutile chiedere ciò per cui non sono state pensate.

La bici usata è la Trek Checkpoint SL, su cui ho alternato le ruote Shimano RX-880 e le Bontrager Paradigm. Hanno identico canale ma, ovviamente costruzione e peso assai diversi che determinano un resa dinamica differente e quindi ottimo banco prova per capire se e dove un buon set di gomme può migliorare la godibilità della bici.

Quasi tutto il test si è svolto in assetto bikepacking, tranne le uscite per foto e video perché in quei giorni tutto il materiale era su altra bici a parecchi chilometri da me.

Pirelli non indica le Cinturato Adventure idonee a specifici percorsi, parla genericamente di “varie superfici”.

Quindi a me il compito di dare un significato a questo “varie”.

Asfalto, naturalmente; sterrato e strade bianche, ci mancherebbe; sentieri ghiaiosi, direi ci sta; sottobosco e terreno pesante, siamo un poco fuori ma va verificato; lastroni e gradoni in roccia no, sarebbe eccessivo e troppo fuori destinazione d’uso.

Iniziamo dall’asfalto, bici scarica, ossia senza bagaglio.

In partenza e nei rilanci, pedalando in piano, il peso effettivamente si avverte. Un ritardo di risposta di tutta la bici, leggero ma presente. Una volta conquistato il passo, sempre pedalando in piano, emerge l’ottima scorrevolezza su asfalto, le gomme scivolano senza offrire resistenza e il peso diventa poco rilevante.

L’andatura si fa allegra, non ci sono cali di ritmo affrontando l’asfalto martoriato perché le Adventure digeriscono bene, smorzando quanto basta e senza mai scomporre l’assetto. In questo utilizzo è bene tenerle sulla parte alta del range di pressione, una opzione che non sacrifica il comfort e favorisce il sostegno.

A bici carica la questione peso in partenza e nei rilanci diventa irrilevante. Tutta la bici è più pesante, nessuno si carica la bici di borse per farsi una crono. No, vuole che la bicicletta resti stabile, le gomme non si deformino sotto il peso supplementare, scorrano bene mantenendo al contempo tutto il grip possibile in frenata. Ossia quello che fanno queste Cinturato Adventure, dimostrando come l’indicazione adatte al bikepacking non sia vuoto slogan.

In salita vale lo stesso discorso appena fatto, sia a bici scarica che carica. Senza aggravio di bagaglio i circa 600 g a gomma si fanno sentire anche su pendenze medie quando serve cambiare il passo, quando cioè abbiamo la variazione da superare o semplicemente vogliamo rilanciare l’andatura. 

Se optiamo per la salita a passo costante il comportamento è quello che ti aspetti, quindi ottima scorrevolezza, buona capacità di assorbimento, ottima precisione alzandosi sui pedali.

Il passo costante, senza guizzi, diventa la migliore condotta a maggior ragione con le borse montate, pedalando agili e lasciando le Adventure rotolare senza ostacoli.

In discesa sono uno spasso. Sia a bici scarica che col bagaglio, a patto di avere un comparto ciclistico capace di assecondare ogni velleità velocistica.

Il grip è di altissimo livello come perfetta è la comunicazione: le Adventure dialogano costantemente col ciclista trasmettendo l’esatta percezione del lavoro svolto metro dopo metro. Sono delle Pirelli a tutti gli effetti.

Non so dirvi se a causa dell’asfalto molto irregolare o altro, ma il senso di sicurezza è stato persino superiore alle All Road, che condividono molto con queste Adventure ma hanno un battistrada quasi stradale e quindi, sulla carta, più efficace.

Frenando forte la carcassa ha una minima deformazione del tutto controllata, non esce fuori linea di un millimetro, permettendo di entrare forte ancora pinzati così da caricare ancor più l’avantreno e chiudere traiettorie strette in piena sicurezza.

L’uso sportivo su asfalto non è certo il focus su cui si sono concentrati gli ingegneri Pirelli, ma fa piacere sapere che ci viene la scimmia, beh, possiamo divertirci in assoluta sicurezza.

Pedalando forte in discesa col bagaglio non si avverte alcun cambiamento nel comportamento solido delle gomme, l’unico limite arriva dalla prudenza ché una bici col bagaglio è sempre più rognosa da guidare veloci.

Prima di passare al fuoristrada aggiungo una ulteriore ambientazione: la città. 

Non era inizialmente prevista sulla mia lista verifiche, ci è finita per caso. Per motivi miei personali durante il periodo di lavorazione di questo e altri test mi sono trovato spesso nella Capitale per molto giorni, e ogni volta portavo una bici con me, per lo più proprio la Checkpoint che in quei giorni aveva le Adventure sotto.

Sorseggiando un buon caffè, non sempre facilmente reperibile sulle sponde del Tevere, osservavo la bici pensando che, effettivamente, tra sostegno, protezione, ottimo grip, buona scorrevolezza, l’uso urbano non è certo sconsigliato.

Confortato dal fatto che avevo notato, come vi ho raccontato in questo articolo, l’ampio ricorso a bici gravel tra i ciclisti urbani romani, mi sono messo d’impegno e aggiunto questa ulteriore ambientazione.

Dove le Adventure si sono comportate in maniera egregia, soprattutto sui fastidiosi sampietrini; e hanno sfoderato ottimo grip pure sulle ciclabili rese umide dalla pioggia. Considerando che molte sono scivolose già da asciutte, direi che va bene così.

Ora gomme in off road, partendo da sentieri battuti e strade bianche e sempre con la doppia prova bici carica/scarica.

Come su asfalto, il peso si avverte solo in partenza; ma assai meno nei rilanci. Probabilmente il fatto che il fondo non sia regolare mitiga molto le sensazioni. 

E comunque questa è notazione che probabilmente non dovrei nemmeno inserire, non sono le Gravel RC, per restare in casa Pirelli, ossia gomme sportive votate alla prestazione. Però è anche vero che uno con cambia gomme a ogni uscita a seconda di cosa dovrà affrontare…

Al di là queste speculazioni che lasciano il tempo che trovano, da subito emerge il carattere delle Adventure, che si sostanzia di nuovo nell’ottima scorrevolezza e nel tenace sostegno, senza mai far venir meno la giusta dose di comfort, ossia quel fondamentale smorzamento che significa meno fatica per noi, per le nostre gambe che restano così libere di dedicarsi solo ai pedali.

Su fondo compatto il ritmo sale deciso, la precisione direzionale è perfetta, la bici segue sempre la linea anche quando fossi, piccole pietre sporgenti o altri ostacoli vorrebbero deviare le ruote su differenti rotte.

La tenuta laterale è ottima, a patto di far lavorare le Adventure alla giusta pressione. Se infatti su asfalto tenerle nella parte alta del range è buona cosa, lasciando il bitume in favore della terra battuta la resa migliore si ha tenendole nella parte bassa del range.

Questo perché la protezione ai fianchi, che determina una maggiore rigidità della carcassa, impedisce alle gomme di conformarsi e “cedere” quanto serve in appoggio. 

La tassellatura laterale alta assicura grip a sufficienza su fondi compatti, mostra la corda solo sui tratti ghiaiosi ma qui, lo sappiamo, servirebbe una copertura da off road puro.

Davvero notevole, ammetto non me aspettavo, il grip sull’erba, anche quella umida. In effetti in assoluto le Pirelli Cinturato Adventure non temono l’acqua, che vada a bagnare l’asfalto o i tratti in fuoristrada. Sempreché non sia vero e proprio fango.

In questo caso travalichiamo di tanto i confini d’uso delle Adventure come della maggior parte delle gomme gravel. Ora non pensate che se ci si imbatte nel tratto bagnato e argilloso ci si debba fermare. Diciamo che sul dritto, se non è proprio in condizioni in cui si affonda, si procede. Nei tratti in discesa serve prestare cautela in curva, lo smaltimento dai fianchi non è rapido e qualche perdita di aderenza c’è.

Ma siamo, come detto, bel oltre i confini di utilizzo.

Come pensavo lo fossimo anche col sottobosco, sia asciutto che bagnato. Quel tappeto morbido fatto di foglie, erba e ramoscelli, dove sulle foglie in genere si slitta, sull’erba pure, tutte e due si impegnano a celare eventuali ostacoli e tutti i rametti hanno la irritante tendenza a unirsi in un sol blocco e formare un insieme scivoloso.

A parte qualche naturale (e divertente) scodata in ingresso di curva, l’avantreno ha sempre mantenuto grip a sufficienza per affrontare ogni insidia.

Tutto questo a bici scarica, perché poi con le borse montate ci pensa il maggior peso complessivo a smorzare ogni velleità.

Con una andatura moderata dai chili in più, la gamba alla fine quella è, queste Adventure tengono fede al loro nome, permettendo davvero di affrontare ogni percorso in sicurezza.

Sapete non amo i paragoni ma un raffronto tutto interno a Pirelli posso farlo: queste Adventure a bici scarica sono è vero più pesanti e in alcune situazioni più lente delle Gravel H e delle Gravel RC (queste ultime vere e proprie gomme da gara) ma non è la prestazione pura il loro obiettivo. 

Lo è, anzi sono: precisione, comfort, sicurezza, durata, robustezza.

Gli ingegneri di casa Pirelli hanno centrato questi tanti obiettivi?

Lo scopriamo nelle conclusioni.

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